Zappa e rastrello contro l’indecenza dei bagni greci

 
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Gela. Non so quale arguto e celebrato autore potrebbe aiutarmi a definire una città che trascura, non protegge e non valorizza i suoi gioielli archeologici! Di cosa parlo? Di un’esperienza che non avrei mai voluto fare. Faccio una visita ai bagni greci di via Europa, unico esempio di complesso termale in Sicilia risalente al III secolo a.C., e cosa mi tocca di vedere? Che l’intero perimetro e tutto ciò che vi è contenuto è stato totalmente fagocitato da voraci erbacce di ogni genere. Qualcosa di sconvolgente, almeno per chi ha un minimo di sensibilità e senso civico, anche se non è proprio toccato dal senso della bellezza. Le fotografie che corredano il presente mio intervento, attestano in maniera inequivocabile e senza possibilità di appello quanto sto denunciando. Io non so quale istituzione sia direttamente responsabile perché il sito in questione non venga trascurato, ma protetto e, se non chiedo molto, anche valorizzato.

Si pensi, per un momento, allo sgomento di un turista che decide di fare una capatina ai bagni greci: che spettacolo esaltante gli offriamo! E poi, magari, nonostante che non ci si curi neanche delle unicità, ci si lamenta del fatto che Gela venga sistematicamente esclusa dagli itinerari turistici! Come definire i responsabili di tale sconcio? Decido di non parlarne perché trovo difficile scovare le parole più adeguate. Ma la verità è che non voglio neanche provarci perché per loro, chiunque essi siano, sarebbe comunque una vetrina. E se non mi si reputa scandaloso, chiedo che vengano approntate misure di sicurezza tali perché questa testimonianza possa ancora attraversare i secoli. Faccio una promessa: se entro un ragionevole lasso di tempo il sito in questione non dovesse essere riportato perlomeno a una condizione di decenza, chiederei alla Benemerita Arma dei Carabinieri di assistermi, perché, armato di zappa e rastrello, penserei io a farlo. Vergogna!

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