Zappulla e Messina nel direttivo nazionale del Popolo della Famiglia

 
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Gela. Renato Messina ed Emanuele Zappulla sono stati riconfermati nel direttivo nazionale del Popolo della Famiglia. La nomina è avvenuta a margine del congresso nazionale del PDF che si è svolto nei giorni scorsi a  Pomezia( ROMA).  L’ attuale coordinatore di Gela Emanuele Zappulla, presentato nella mozione della segreteria nazionale come coordinatore regione Sicilia, è stato votato all’unanimità per il grande impegno svolto in questi anni sia nel territorio locale che regionale e per gli ottimi risultati elettorali delle ultime amministrative ed elezioni europee, con un elettorato locale che ha sfiorato il 10% dei voti.

“Abbiamo pronte due mozioni da presentare – dice Messina – al governo regionale a sostegno delle famiglia, reddito di maternità per contrastare la denatalità, e il quoziente familiare, meno tasse alle famiglie numerose, più figli, meno tasse”.  “Partendo dalla Costituzione – aggiunge Zappulla – no al referendum e applicazione articoli sulla famiglia”.

Con l’approvazione pressoché unanime della mozione “Per andare al governo del Paese” (due le astensioni), il congresso nazionale del Popolo della Famiglia ha rieletto per il prossimo quadriennio Mario Adinolfi presidente del partito: vicepresidente e coordinatore nazionale sarà il campano Nicola Di Matteo, segretario nazionale il lombardo Andrea Brenna, vicesindaco di Grandate (Como).

Adinolfi dal palco congressuale ha poi sottolineato il no al ddl Zan. Commentando il tragico fatto di cronaca di oggi a Acerra: “La persona che ha ucciso sua sorella è un assassino, se davvero l’ha fatto per ragioni legate all’orientamento sessuale del fidanzato di lei allora il codice prevede anche l’applicazione dei motivi abietti e futili, che fanno scattare le aggravanti. Ma non si sia così sciacalli da collegare a un dato emotivo la propaganda a favore del ddl Zan sulla omotransfobia, che nulla aggiungerebbe al profilo penale del caso in oggetto. Quel ddl serve solo a contrastare opinioni sgradite ed è figlio di una modalità violenta e totalitaria di regolare i conflitti tra idee diverse”.

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