“Tetragona”, Morso e il dipendente comunale rispondono alle accuse

 
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Gela. Si difendono davanti ai giudici della corte d’assise d’appello di Caltanissetta che stanno celebrando il giudizio di secondo grado scaturito dal blitz antimafia “Tetragona”. Questa volta, è stato il turno di Angelo Camiolo, Giacomo Di Noto e Vincenzo Morso.

Sono stati i loro difensori, gli avvocati Carmelo Tuccio, Angelo Giunta e Giacomo Ventura a sostenere le discussioni finali.
Il presunto esponente di cosa nostra a Genova Vincenzo Morso, in base alle conclusioni del suo legale, non avrebbe messo in alcun modo sotto estorsione le imprese gestite dall’imprenditore Emanuele Mondello. Tra i due, infatti, fin dall’infanzia, ci sarebbe stato uno stretto rapporto d’amicizia che escluderebbe qualsiasi ipotesi di messa a posto. L’avvocato Ventura, inoltre, non ha mancato di contestare le accuse che descrivono lo stesso Morso come reggente del gruppo mafioso degli Emmanuello nella zona ligure.
Al centro dell’intervento dell’avvocato Carmelo Tuccio, invece, c’è stata la figura di Angelo Camiolo. In base alle contestazioni, il dipendente comunale avrebbe fornito appoggio logistico ed informazioni sugli appalti pubblici da bandire direttamente ad alcuni degli esponenti delle famiglie finite al centro dell’indagine. Il legale, però, ha messo in discussione l’appartenza del suo assistito all’organizzazione, compreso l’eventuale incasso dei proventi del pizzo imposto alle imprese attive in città.
L’avvocato Angelo Giunta, infine, ha sostenuto le ragioni di Giacomo Di Noto, a sua volta finito al centro del blitz risalente al maggio di tre anni fa e ritenuto vicino ai clan locali. I giudici della corte nissena, alla fine, hanno scelto di aggiornare il dibattimento al prossimo 5 giugno. 

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