Estorsioni nei cantieri per le villette, le difese di Muncivì e Giorrannello rispondono alle accuse

 
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Gela. Per la procura generale la condanna a dieci anni di reclusione nei confronti dell’ex consigliere comunale Francesco Muncivì va confermata. Per i difesori sono vittime delle pressioni mafiose. E’ accusato di essere vicino ai clan e di aver imposto estorsioni ai titolari di diverse aziende edili, negli scorsi anni impegnati nei cantieri per la costruzione di un complesso residenziale, nella zona di contrada Catania-Casciana. Cinque anni di detenzione, invece, sono stati chiesti per l’imprenditore Silvio Giorrannello, a sua volta imputato ma assolto in primo grado. Le difese, però, hanno ribadito, anche durante l’ultima udienza del processo d’appello scaturito dall’inchiesta “Casa nostra”, tutta la loro contrarietà rispetto alla ricostruzione condotta dai magistrati della Direzione distrettuale antimafia di Caltanissetta. Secondo gli avvocati Flavio Sinatra, Franca Auteri e Antonio Impellizzeri, Muncivì e Giorrannello sarebbero stati solo vittime delle pressioni mafiose. I clan, infatti, erano interessati ad imporre la messa a posto a tutte le aziende impegnate nella costruzione di decine di villette residenziali nella zona di via Butera. Per questa ragione, i legali hanno ribadito questa linea anche davanti ai giudici della Corte d’appello di Caltanissetta. L’ex consigliere comunale Francesco Muncivì, quindi, non avrebbe gestito il sistema delle estorsioni in quei cantieri per conto di cosa nostra. I difensori dell’altro imputato Silvio Giorrannello hanno sempre sottolineato come la sua azienda fosse stata vessata dai clan, subendo forti pressioni. Vittima, quindi, insieme al fratello Giuseppe, a sua volta assolto in primo grado e uscito dal procedimento d’appello dopo che la procura generale ha scelto di rinunciare al ricorso nei suoi confronti. Nelle prossime settimane, spetterà all’altro legale di fiducia di Francesco Muncivì, l’avvocato Antonio Gagliano, esporre le proprie conclusioni davanti ai giudici d’appello nisseni. In quell’occasione, inoltre, potrebbe arrivare il verdetto. Parti civili, invece, sono gli imprenditori titolari delle aziende finite al centro delle presunte richieste estorsive. Sono rappresentati dagli avvocati Joseph Donegani, Nicoletta Cauchi, Fabio Fargetta e Vittorio Giardino. 

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