Un farmaco a rischio, rimane sorda: i genitori chiedono 1 milione di euro

 
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Gela. Un’infezione alla vescica curata con un farmaco che le avrebbe causato la totale sordità. Per questo motivo, i genitori di una piccola di sette anni hanno deciso di citare in giudizio i responsabili dell’ospedale Vittorio Emanuele e quelli dell’Asp 2.

Il calvario sanitario della famiglia. Chiedono un risarcimento da oltre un milione di euro. La richiesta è stata già depositata dal loro legale di fiducia, l’avvocato Davide Limoncello. Il primo confronto davanti al giudice civile si terrà il prossimo 13 luglio. Stando ai familiari che hanno dovuto sopportare un lunghissimo calvario sanitario, fatto di trasferte in tutt’Italia tra centri specializzati e nosocomi di punta, la sordità sarebbe stata causata dall’utilizzo del Nettacin.

Si tratta del farmaco somministrato dai medici di pediatria del Vittorio Emanuele quando individuarono l’infiammazione alla vescica. I genitori della piccola, infatti, dopo aver consultato un pool di esperti, ritengono che quel farmaco abbia effetti proprio sull’udito. Una presunta svista dei medici che sarebbe costata cara. La sordità della piccola venne riscontrata dopo alcuni mesi.

La famiglia si rivolse anche ad un genetista che escluse qualsiasi collegamento tra la sordità e eventuali precedenti familiari. Insomma, nessun caso in quella famiglia era mai stato riscontrato. I medici di parte che hanno effettuato visite specialistiche sulla bambina hanno confermato il collegamento tra l’utilizzo di quel farmaco e la perdita dell’udito. Specialisti di parte sono stati nominati anche dall’Asp 2 e dall’ospedale Vittorio Emanuele. 

Nessuna risposta ricevuta. I familiari e il loro legale di fiducia, però, non avrebbero ricevuto alcuna risposta rispetto alle diffide più volte inoltrate. Così, il caso della piccola finisce direttamente davanti al giudice civile del tribunale. Il risarcimento più ingente, circa 800 mila euro, è stato chiesto proprio in favore della bambina. Il resto servirà a coprire i danni morali subiti dai genitori che non sarebbero stati avvisati dell’uso di quel farmaco. Dopo aver scoperto la sorditàdella figlia, i genitori iniziarono a recarsi in centri specializzati dell’isola e di altre regioni, dalla Liguria alla Lombardia. Lo stesso avvocato Davide Limoncello che ha avviato l’azione legale conferma di non aver, almeno fino ad oggi, ricevuto alcuna risposta ufficiale rispetto alle diffide notificate all’Asp2 e ai responsabili del nosocomio Vittorio Emanuele. La piccola, intanto, continua ad essere assistita da uno specialista che la segue in questa delicata fase. Spetterà al giudice, adesso, valutare tutti gli elementi del caso. Decisivo sarà il verdetto in vista di un possibile maxi risarcimento.

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