Agguato di mafia al nord: L’ex operaio Smorta non favorì la criminalità

 
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Gela. Il pubblico ministero della direzione distrettuale antimafia di Caltanissetta Gabriele Paci ne chiedeva la condanna ad un anno e tre mesi di reclusione. La corte presieduta dal giudice Paolo Fiore, affiancato dai magistrati Fabrizio Molinari e Manuela Matta, invece, l’ha assolto “perché il fatto non sussiste”.

Si è concluso, così, in primo grado, il processo ai danni di Crocifisso Smorta, omonimo cugino dell’ex esponente di spicco di cosa nostra locale oggi collaboratore di giustizia. L’imputato era accusato di aver favorito la criminalità organizzata per non aver rivelato agli investigatori l’identità dei killer che, nel maggio di ventun’anni fa, lo presero di mira insieme all’allora muratore diciottenne Fortunato Torregrossa, morto sul colpo.
L’agguato venne messo a segno a Borgolombardo.
Il difensore di Smorta, l’avvocato Flavio Sinatra, è riuscito a dimostrare che non ci fu alcun favoreggiamento, dato che in base alle dichiarazioni rese agli inquirenti subito dopo l’agguato scattò anche la denuncia nei confronti di Orazio Attardi, ritenuto referente del clan Madonia al nord.

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