Criminalità rialza la testa, Legname: “Stato sia presente, tanti non vogliono più denunciare”

 
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Il presidente dell'antiracket Salvino Legname

Gela. La recrudescenza criminale miete paura tra gli esercenti e le famiglie e soprattutto non sempre trova le giuste risposte. Sono in corso le indagini sulle recenti rapine. Il presidente dell’associazione antiracket Salvino Legname pone degli interrogativi. “Malgrado gli sforzi e l’ottimo lavoro delle forze dell’ordine, la criminalità in città continua ad alzare il tiro, creando terrore tra gli esercenti e tra i cittadini. Forse è l’ora di fare qualcosa di più, per evitare che questa città ritorni nei tragici periodi bui del passato, che nessuno vuole più rivivere. Questo non è più il momento della propaganda – dice Legname – ma bisogna agire con fermezza e con tutti i provvedimenti possibili, affinché lo Stato possa riguadagnarsi quella fiducia che i cittadini da tanti anni hanno perduto. Sarebbe ora di ripristinare un senso civico di società attiva, che si basa sui pilastri del lavoro, della legalità, della giustizia e della presenza di uno Stato, finora latitante, che aiuti a rilanciare questo territorio, dimenticato dalla politica e dalle istituzioni. Tutti sappiamo che questo fenomeno criminale non si ferma solo con la repressione, così come tutti ben sappiamo che i nostri giovani, le nostre famiglie e l’intera società, hanno bisogno di prospettive e speranze, che fino ad oggi sono state negate a questo martoriato territorio”. C’è chi si approccia ormai con ritrosia alla denuncia.

“È da tempo che mi trovo a convincere decine di cittadini a denunciare i soprusi criminali che subiscono. Non faccio altro che cercare di convincerli a reagire, ma non c’è nulla da fare e percepisco in loro quel senso di rassegnazione e paura che mortifica la dignità. Li ho anche esortati, facendo l’esempio vincente dell’associazione antiracket – continua – cercando di convincerli a metterci insieme per combattere la battaglia della dignità e del ripristino della legalità, ma niente da fare. La risposta è sempre la stessa, in questa città non esiste né Stato e né giustizia e se dovessimo denunciare ne pagheremmo le conseguenze peggiori, mettendo anche a rischio le nostre vite”.

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