Esplosione in raffineria, tre condanne per la fine di Vittorioso: c’è anche manager Ecorigen

 
0
Vittorioso morì durante le operazioni di avvio di un forno per la rigenerazione dei catalizzatori

Gela. Venne travolto dall’esplosione di un forno nell’impianto avviato all’isola 13 di raffineria dal gruppo Ecorigen. Aveva solo trentaquattro anni l’operaio Salvatore Vittorioso quando perse la vita in fabbrica. Era il gennaio del 2009 e per lui non ci fu nulla da fare. L’esplosione del forno non gli lasciò scampo. Sono tre le condanne emesse dal giudice Miriam D’Amore, tutte nei confronti di manager e tecnici dell’azienda. Condanna emessa anche per la stessa società che rispondeva di illecito amministrativo. “Aveva un contratto a tempo determinato e tra i suoi compiti non c’era quello di occuparsi delle manutenzioni – ha detto in aula nel corso della sua lunga requisitoria il pm Ubaldo Leo – quel giorno era di turno fino alle 17, ma accettò di sostituire un collega per coprire anche quello di notte”. Una decisione che per il lavoratore licatese si rivelò fatale. Nel corso delle operazioni per l’avvio di uno dei forni, che Ecorigen aveva installato nel processo di rigenerazione dei catalizzatori, qualcosa andò storto. Il pm Leo ha parlato di “gravissime carenze manutentive” che avrebbero causato l’esplosione. I vertici e i responsabili tecnici di Ecorigen non avrebbero effettuato tutte le necessarie attività per evitare quanto accaduto. Il giudice D’Amore ha emesso un dispositivo di condanna ad un anno e quattro mesi di reclusione (con pena sospesa) nei confronti di Francis Valeri (della proprietà del gruppo), di Ezio Viglianti e Giulio Bonfissuto. Una sanzione da 120 mila euro inoltre è stata imposta all’azienda.

Pene più pesanti sono state chiesto dal pm Leo (quattro anni di reclusione per Valeri, tre anni e sei mesi a Viglianti e due anni a Bonfissuto). I difensori di tutti gli imputati hanno escluso qualsiasi responsabilità. Stando ai legali, che si sono rifatti anche alla perizia prodotta dal consulente tecnico della procura, l’errore fu di uno degli operatori in servizio che non avrebbe rispettato i protocolli previsti nella gestione dell’impianto. Anche per questo motivo, hanno chiesto l’assoluzione per tutti i coinvolti nell’indagine partita all’indomani dell’incidente mortale. Il giudice D’Amore però ha accolto la linea ricostruttiva fornita dall’accusa, ferma nel ritenere che Ecorigen abbia violato le norme di sicurezza ma anche quelle che avrebbero potuto evitare la disfunzione tecnica e la successiva terribile esplosione.

LASCIA UN COMMENTO

Please enter your comment!
Please enter your name here