Incidente mortale sul lavoro, imprenditore condannato a 16 mesi

 
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Gela. Un anno e quattro mesi di detenzione, con pena sospesa: a tanto, è stato condannato l’imprenditore Rocco Greco, titolare dell’azienda edile Cosiam. A deciderlo, il giudice Domenico Stilo che ha emesso il verdetto dopo una breve camera di consiglio.

L’imprenditore, insieme ai colleghi Giuseppe ed Emanuele Parrino, era chiamato a rispondere dei fatti che, nel maggio di sei anni fa, portarono alla morte dell’operaio trentanovenne Rosario Giarrusso. Il lavoratore, impegnato nei cantieri per la riqualificazione del quartiere Villaggio Aldisio: cadde all’interno di una delle vasche d’accumulo realizzate in via Caserta. L’impatto fu fatale. Stando all’accusa, sarebbero stati i portelloni collocati per la chiusura delle vasche a non reggere il peso della vittima. Per questa ragione, i tre imprenditori sono stati accusati di non aver eseguito in maniera adeguata le opere precedenti all’intervento del gruppo di operai che, invece, si sarebbe dovuto occupare degli impianti idraulici. Sorte diversa, invece, è toccata proprio a Giuseppe ed Emanuele Parrino: il giudice Stilo li ha assolti per non aver commesso il fatto. Rocco Greco, inoltre, in base al dispositivo letto in aula dal giudice Stilo, dovrà risarcire i danni chiesti dalle parti civili: in prevalenza, tutti familiari dell’operaio. E’ stata fissata una provvisionale da venti mila euro, oltre alla copertura delle spese del giudizio. L’avvocato Giuseppe Barone, difensore, insieme al collega Daniele Gaglio, del titolare della Cosiam: ha escluso la responsabilità del suo assistito che, nella fase dei lavori a Villaggio Aldisio, era solo procuratore speciale del gruppo edile. Una tesi portata avanti anche dall’avvocato Ubaldo Milana, difensore di Emanuele e Giuseppe Parrino: i due, infatti, avrebbero eseguito le indicazioni fornite dai progettisti. “I veri responsabili di questa morte – ha detto l’avvocato Barone – sono usciti troppo presto dal procedimento. Tra gli imputati, non figura neanche il titolare della ditta per conto della quale lavorava il povero Rosario Giarrusso. Lo stesso discorso può essere fatto per i progettisti e i responsabili dei lavori”. La richiesta di condanna dei tre imputati è stata ribadita dal pubblico ministero Giampiero Cortese.

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