Indotto Eni in crisi nera, “stop alla mobilità in Smim”: i sindacati si muovono

 
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Gela. Chiedono ufficialmente la revoca del provvedimento di mobilità per ottantanovelavoratori, negli scorsi giorni comunicato dai vertici dell’azienda metalmeccanica Smim.

I segretari provinciali di Fiom, Fim e Uilm lo fanno davanti all’emergenza che, da mesi, caratterizza il destino degli operai della società, fino a qualche tempo fa titolare di contratti quadro all’interno della raffineria Eni di contrada Piana del Signore.
I lavoratori, adesso, si trovano davanti al baratro del definitivo licenziamento. Per questa ragione, i segretari Orazio Gauci, Angelo Sardella e Nicola Calabrese hanno scelto di rivolgersi direttamente ai dirigenti della società, chiedendo di bloccare l’iter.
L’intenzione, infatti, è quella di attendere l’esito del tavolo di confronto al ministero del lavoro sul possibile avvio di ammortizzatori sociali speciali dopo la firma dell’intesa sul futuro della raffineria di contrada Piana del Signore.
I segretari confederali di Cgil, Cisl e Uil, Ignazio Giudice, Emanuele Gallo e Vincenzo Mudaro, hanno già provveduto a inoltrate le necessarie istanze d’incontro ai funzionari ministeriali. Vogliono, in tempi brevi, chiudere la partita sugli ammortizzatori sociali e tamponare l’emorragia di posti di lavoro che rischia di aprirsi tra le aziende dell’indotto di raffineria. Senza commesse, in attesa che entri nel vivo il progetto bio sponsorizzato da Eni, i prossimi mesi potrebbero essere ancora più complicati.
La questione non riguarda solo gli operai Smim. Al loro fianco ci sono gli ex Tucam e quelli di Elettroclima. Neanche l’intesa raggiunta in prefettura, lo scorso maggio, si è mai concretizzata. In quel caso, si stabilì il passaggio degli operai Smim e Tucam tra le fila di Sicilsaldo e Ergo Meccanica, nuove aggiudicatarie dei contratti quadro in raffineria. Il cambio di programma deciso da Eni sembra aver rimescolato tutte le carte sul tavolo.

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