Indotto Eni, poche commesse e tanta cassa integrazione: due nuovi casi in vista

 
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Gela. Le enormi difficoltà attualmente attraversate da tante aziende dell’indotto della raffineria Eni di contrada Piana del Signore non sembrano per nulla superate.

Altra cassa integrazione. Il periodo di transizione verso il nuovo progetto di bio raffinazione, come preannunciato dai manager della multinazionale, sta pesando e non poco. La cassa integrazione diventa, almeno per il momento, l’unico strumento per rispondere al vistoso calo di commesse. Adesso, tocca a Eurocoop e Cosmi Sud. Nel primo caso, già da alcune settimane, i circa cinquanta operai, a rotazione, sono sottoposti a periodi di cassa integrazione che rischiano di diventare sempre più lunghi. Allo stato attuale, infatti, non ci sono commesse e, di conseguenza, manca la possibilità di utilizzare i lavoratori in fabbrica. Discorso analogo per Cosmi Sud. I titolari dell’azienda, insieme ai segretari provinciali delle sigle sindacali di Fiom, Fim e Uilm, sono in trattativa per l’avvio della cassa integrazione entro, al massimo, le prime settimane del nuovo anno.

E il ministero del lavoro? Non sembrano arrivare novità, invece, dal ministero del lavoro. I segretari confederali provinciali di Cgil, Cisl e Uil da tempo hanno inoltrato richiesta per l’avvio di un tavolo che possa aprire all’ipotesi di ammortizzatori sociali straordinari in favore di tutti quegli operai che non possono più usufruire degli ordinari. Nessuna risposta, però, è ancora arrivata. Stesso discorso vale per la dichiarazione dell’area di crisi complessa: ipotesi che potrebbe assicurare maggiori garanzie durante uno dei periodi più bui attraversati dalle aziende attive nell’indotto dello stabilimento Eni. Difficoltà che si rafforzano per i lavoratori di società come Smim e Elettroclima, rimasti senza ammortizzatori sociali e in attesa, ancora, che i pagamenti arretrati vengono versati.

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