Industria e malattie, famiglie colpite ed Eni ancora dai giudici

 
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Gela. L’accordo tra le parti non è mai stato raggiunto, nonostante l’accertamento tecnico preventivo risalente oramai a tre anni fa. Così, i giudici civili del tribunale, dopo aver avviato la fase di merito, continuano a valutare la documentazione prodotta sia dai legali delle famiglie colpite da gravissime patologie e malformazioni sia da quelli delle società del gruppo Eni, chiamate a rispondere. Sono diversi i procedimenti civili partiti dopo la mancata intesa. Gli avvocati che rappresentano le famiglie, decise ad ottenere un risarcimento per quanto subito, basano gran parte della loro azione sul contenuto di una maxi perizia, redatta da un pool di esperti, che disegna un collegamento netto tra patologie, malformazioni e presenza industriale in città.

La perizia. Accertamenti specialistici che i legali delle società Eni contestano alla radice. Tre anni fa, furono gli stessi periti a suggerire alle parti di raggiungere una transazione. Così, però, non è stato. Davanti ai giudici civili del tribunale, ci sono non solo le persone colpite ma, appunto, anche i rappresentanti di società come Eni Raffineria di Gela e Syndial. Sono circa trenta le famiglie che hanno scelto di rivolgersi ai magistrati, tutte rappresentate dagli avvocati Maurizio Cannizzo, Lucio Greco, Luigi Fontanella, Laura Vassallo e Veruscha Polara. Di recente, è stato respinto il ricorso straordinario volto ad ottenere non solo l’avvio delle procedure di bonifica sull’intero territorio ma anche il fermo definitivo di tutti gli impianti del gruppo Eni attivi in città.

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