Investimenti bloccati, Caccamo: “Non servono le passerelle dei politici-oratori”

 
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Caccamo teme che gli investimenti possano saltare definitivamente

Gela. Con l’indotto Eni nuovamente in crisi e gli investimenti bloccati, gli industriali guardano ad una politica, ritenuta fin troppo assente. Le parole di Gianfranco Caccamo, reggente di Sicindustria Caltanissetta, sono piuttosto eloquenti. “Non c’è visione, non c’è capacità di programmazione e, tranne qualche caso isolato, non scorgo tra chi ci rappresenta alcuna volontà reale di invertire la rotta. Ma così rischiamo le barricate. Gela è l’immagine esasperata di un paese alla deriva – dice l’imprenditore – nonostante il territorio sia allo stremo, infatti, i progetti di investimento, come hanno anche ricordato i sindacati, restano ad ammuffire nei cassetti della burocrazia e della mala politica. Dagli 800 milioni di Eni in attesa da mesi della valutazione di impatto ambientale da parte del Ministero dell’ambiente per la costruzione della base gas a terra “Argo” e “Cassiopea” ai 150 milioni per il porto; dai 5 milioni per il museo del mare ai 3 per il museo archeologico; dal milione per le aree archeologiche ai 48 per l’autostrada Siracusa-Gela; dai 25 per le aree industriali dismesse ai 183 per la rete ferroviaria Siracusa-Ragusa e i 20 milioni stanziati per l’Agenda urbana. Un totale di oltre 1,2 miliardi di euro, cui si aggiungono i 33 milioni del Patto per il Sud dirottati nel catanese per l’assenza di progetti, ma che adesso grazie a una proroga di 120 giorni potranno essere recuperati”. Tutti segnali di un tessuto politico che non riesce a dare risposte.

Caccamo condivide la disamina dei sindacati e parla di “territorio in ginocchio”, in attesa che qualcosa si sblocchi e le frecciate sono rivolte sempre ai decisori politici. “Gli investimenti con il benessere sociale che ne deriva – conclude – si materializzano dove le istituzioni operano per sostenere chi rischia e investe. In Italia e, nello specifico in Sicilia, troppo spesso avviene il contrario. Una cosa è certa, non saranno le passerelle a rivitalizzare l’economia. Speriamo che i nostri politici-oratori se ne rendano conto prima di restare a predicare nel deserto”.

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