La tragica fine di Caterini, morì per un incidente in un cantiere: arriva una condanna

 
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Gianluca Caterini

Gela. Sei anni fa rimase vittima di un grave incidente sul lavoro che gli costò la vita. Gianluca Caterini era appena arrivato in un cantiere a Castel di Lama, in provincia di Ascoli Piceno. Venne colpito da un pesante tubo che intanto veniva movimentato. A nulla valse il trasferimento d’urgenza all’ospedale “Mazzoni” di Ascoli. Le ferite erano troppo profonde. Per la sua morte, è arrivata la condanna a due anni di reclusione, decisa per l’allora preposto del cantiere, Mario Barbaro. Era a processo con l’accusa di omicidio colposo. Secondo i pm marchigiani, ci furono omissioni nell’attuazione delle misure di sicurezza. Non ci sarebbe stato il necessario controllo. Da quanto emerso, quel tubo pare dovesse servire a bloccare una catasta di altri tubi, che era stata collocata nell’area di cantiere. Per la procura e per la parte civile, in rappresentanza della moglie e della piccola figlia dell’operaio (con gli avvocati Giuseppe Condorelli e Maria Scuderi), vennero attivate manovre e operazioni di cantiere, quel giorno, non in linea con i piani di sicurezza. Caterini era stato assunto per il tramite di una società di lavoro interinale. Il gruista, a sua volta finito nel procedimento penale, scelse invece di definire con un patteggiamento. Per Barbaro, che ha sempre escluso omissioni, ci fu il rinvio a giudizio. Nel corso del dibattimento, l’accusa ha ribadito la linea, spiegando che ci furono irregolarità e mancati controlli alla base del grave incidente, poi rivelatosi fatale. La moglie, anche nell’interesse della figlia minorenne, ha seguito l’intero procedimento come parte civile.

Ad entrambe, oltre al diritto al risarcimento dei danni, è stata riconosciuta una consistente provvisionale in denaro, a carico dell’imputato e delle aziende gelesi (responsabili civili) che avviarono il cantiere marchigiano. Così hanno concluso proprio i legali di parte civile. Le motivazioni verranno depositate nel termine di novanta giorni. Parte civile si è costituita infine l’Anmil (Associazione nazionale fra lavoratori mutilati e invalidi del lavoro).

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