Lavoro nero e controlli carenti, Cgil ha incontrato prefetto: “Basta predicatori parolai”

 
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I vertici territoriali della Cgil hanno incontrato il prefetto Di Stani

Gela. In un territorio falcidiato dalla mancanza di lavoro, i vertici locali della Cgil, solo due settimane fa, hanno denunciato il peso di quello irregolare, l’eccesiva presenza di aziende di comodo e la mancanza di veri controlli. Un report dei dati ricavati nel corso delle verifiche è stato consegnato al prefetto di Caltanissetta Cosima Di Stani. Il segretario confederale Ignazio Giudice e i sindacalisti Rosanna Moncada, Francesco Cosca e Giuseppe Randazzo, hanno incontrato il prefetto. “Le abbiamo voluto consegnare la nostra ricerca – dice Giudice – intendiamo ringraziarla per tutto ciò che farà nei prossimi giorni, nella consapevolezza che il lavoro nero non si elimina per legge ma si contrasta attraverso una rinnovata e leale cultura del lavoro da parte delle imprese piccole, medie e grandi”. Nel corso dei loro approfondimenti, i sindacalisti si sono soffermati soprattutto sugli organici degli enti che dovrebbero assicurare i controlli, ma che non riescono a farlo. “L’Ispettorato del lavoro ha in organico quindici ispettori del lavoro, l’Inps ne ha tre e nessuno l’Inail – avevano spiegato – con questi numeri come si incrementa il rapporto di fiducia tra cittadino e Stato? Riteniamo vergognosa la tempistica del governo regionale e dell’Assemblea Regionale siciliana nello stabilire i fondi utili ad erogare l’indennità di vigilanza da assegnare agli ispettori in Sicilia, esattamente come in tutta Italia, anche da questo rallentamento emerge la questione meridionale”.

La Cgil territoriale, però, ritiene che l’intervento del prefetto possa avere un peso non da poco. “Attivare nuove tutele a favore del mondo del lavoro significa contribuire alla crescita sana del territorio, liberarlo dalla mafia e da altre forme di illegalità. Intendiamo produrre un lavoro condiviso con gli altri sindacati confederali, le associazioni datoriali, gli ordini professionali e gli enti ispettivi di Stato – dicono – perché, se è vero che lo Stato siamo tutti noi, da noi deve arrivare una leale e autorevole proposta di cambiamento. Al prefetto Di Stani abbiamo detto come la pensiamo e siamo certi che nelle prossime settimane il lavoro auspicato inizierà a vedere i primi passi attraverso proposte concrete e percorribili, solo così ognuno di noi può essere coerente con il proprio ruolo sociale, per una nuova visione della società, ricca di nuovi testimoni della pratica del cambiamento e meno di predicatori parolai, perché per troppi anni i predicatori di legalità hanno solo realizzato inutili convegni privi di uno studio specifico sul fenomeno”.

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