Omicidio Sotti, ricorso Cilio verrà trattato in Cassazione a giugno: in appello condanna a 24 anni

 
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Cilio è stato condannato in via definitiva a ventiquattro anni di reclusione

Gela. Circa ottanta pagine di un ricorso che i giudici di Cassazione tratteranno a fine giugno. E’ stata fissata l’udienza nella vicenda dell’omicidio di Orazio Sotti. La difesa del niscemese Giuseppe Cilio, sostenuta dall’avvocato Salvo Macrì, punta ad ottenere una pronuncia che possa aprire nuove valutazioni sulla sua posizione. E’ accusato di aver ucciso l’operaio, allora poco più che ventenne. Nel dicembre di vent’anni fa, il giovane venne ammazzato a colpi di pistola, davanti al garage dell’abitazione di famiglia, a Fondo Iozza. Dopo l’ergastolo deciso dai giudici della Corte d’assise di Caltanissetta, in appello sono state accolte diverse ragioni della difesa e i magistrati hanno escluso la premeditazione, imponendo a Cilio la condanna a ventiquattro anni di detenzione. L’imputato ha sempre escluso di aver ucciso Sotti, ma secondo gli investigatori avrebbe agito per vendetta. Il gelese sarebbe stato preso di mira per relazioni sentimentali che aveva intrattenuto con l’allora fidanzata dell’imputato e con quella del fratello, Salvatore Cilio (assolto in primo grado). Anche sulla logica processuale che ha condotto all’assoluzione di Salvatore Cilio punta molto la difesa, ritenendo che quella decisione escluda che Giuseppe Cilio possa aver agito. Il fratello Salvatore, infatti, non è stato ritenuto mandante dell’esecuzione. Secondo la difesa, anche questo aspetto va verificato. Ci sarebbero diverse incongruenze rispetto al capo di imputazione e alle dichiarazioni rese da testimoni fondamentali.

Già nei precedenti gradi di giudizio sono state avanzate non poche contestazioni, comprese quelle sul rispetto del diritto di difesa e del giusto processo. Le sentenze fino ad ora emesse hanno confermato le statuizioni in favore dei familiari del giovane ucciso, parti civili con gli avvocati Giuseppe Cascino, Francesco Minardi e Maria Cascino. La famiglia Sotti ha sempre chiesto che si arrivasse alla verità e i legali che la rappresentano hanno concluso per la colpevolezza di Giuseppe Cilio, che avrebbe sparato al giovane operaio, come ricostruito dai poliziotti del commissariato e da quelli dell’aliquota di polizia giudiziaria.

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