Operai contro operai, i licenziati della Turco bloccano anche la zona industriale

 
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I lavoratori della Turco hanno bloccato l'area industriale

Gela. Indotto fermo, giornalieri di Eni  a scartamento ridotto e, adesso, anche la zona industriale di Brucazzi è presidiata dagli operai della Turco Costruzioni. Prosegue la mobilitazione dopo i licenziamenti e con i cantieri in raffineria dell’azienda edile che non ripartono. La protesta si amplia, ma dalla prefettura di Caltanissetta e dalle aziende coinvolte per l’eventuale riassorbimento dei licenziati non arrivano notizie. C’è stato un incontro tra i vertici di Sicindustria e la proprietà di Turco, nel tentativo di sbloccare l’impasse. Ieri pomeriggio, solo i sindacalisti dell’Ugl, Francesco Cacici e Giovanni Abela, hanno partecipato all’assemblea  dei lavoratori. “Così, non va bene – dice Cacici – si rischia la spaccatura a danno degli operai”. All’orizzonte, non sembrano intravedersi soluzioni immediate, mentre gli operai dell’indotto fermi, nonostante i cantieri avviati, non accettano più di buon grado il fermo forzato imposto dai presidi. “Basterebbe solo un po’ di buona volontà da parte di tutti – dicono i segretari degli edili della triade Francesco Cosca, Francesco Emiliani e Dathan Di Dio – a cominciare dalle aziende contattate per assorbire i licenziati Turco. Però, c’è solo silenzio. La prefettura è in contatto con la Regione, dove sarebbe in dirittura di arrivo l’iter per la copertura finanziaria dell’accordo di programma”.

La posizione dei sindacati. 

“Se qualcuno pensa, imprenditori inclusi, che i lavoratori ed il sindacato provano piacere a presidiare le strade di accesso all’area industriale, Cgil, Cisl ed Uil si sbagliano e risulta offensivo oltre che provocatorio solo il pensiero, figuriamoci i fatti che hanno il sapore della “bella teoria”, cosa ben diversa dai fatti. Quali sono i fatti? Una importante e storica società edile chiamata Turco Costruzioni da mesi è un ritardo con gli stipendi e tanti altri diritti verso i lavoratori tanto da avere da mesi il Durc irregolare ed avere le commesse sospese da parte di Eni, con grande danno alle tasche dei lavoratori ed all’economia già provata di un’intera città, dato che la Turco Costruzioni solo nel mondo Eni in Italia ha circa 200 dipendenti ed a soffrire sono solo quelli del sito di Gela. Malgrado tanti incontri, anche in Prefettura, la Turco Costruzioni ha erogato qualche acconto e nessuno dei lavoratori può entrare in raffineria per lavorare”. “Questa è la vertenza, i licenziamenti sono 36 e noi, CGIL CISL UIL, insistiamo che i 36 lavoratori possono essere da subito ricollocati con ENI, maggiore associato di Confindustria, che si convince ad anticipare alcune opere civili in attesa del l’aggiudicazione del appalto per la costruzione di Argo Cassiopea che occuperà circa 40 lavoratori edili oltre il cantiere ISAF gestito da Syndial che occuperà 50 lavoratori edili oltre che metalmeccanici. I sindacati ritengono assurdo che in questa fase storica, nella quale si sta ottenendo la firma ed il finanziamento dell’accordo di programma da parte del Governo Regionale L’ENI non aiuti il percorso di serenità nelle interlocuzioni. Il momento è difficile ed anche per tale assodata ragione invitiamo alla responsabilità sociale ENI e le parti datoriali perché noi siamo consapevoli che così non si può continuare e lo diciamo da tempo con estrema trasparenza. Otteniamo il lavoro e con esso la dignità senza creare conflitti e nuove correnti di pensiero. Gela ha bisogno di consolidare la continuità lavorativa per chi ha il lavoro e pensare ai disoccupati, dalla manodopera all’alta formazione”.          

3 Commenti

  1. Tutto giusto ! poi che 2000 persone tra diretto e indotto sono gia’ andate via da Gela a poco importa , dimenticando che durante i blocchi del 2014 qualcuno che adesso vuol fare il sindacalista millantava e derideva i dipendenti Eni dicendo loro che adesso l’america si era finita e che grazie alle bonifiche l’indotto avrebbe lavorato per 50 anni .
    Adesso che gli manca il terreno sotto i piedi vuole ancor far credere a molti lavoratori che il lavoro c’e’ e che lo si deve pretendere da ENI , mi rivolgo a tutti queste vittime della disoccupazione , screditando purtroppo l’impavido Sindacalista da 2 soldi ,andate fuori a lavorare poiche’ si e’ finita l’epoca delle vacche grasse, questa e’ la verita’,buona fortuna !

  2. Avete cacciato Eni con innumerevoli denunce a prescindere, tanto da non permettere di lavorare Eni o altri, adesso datevi al “turismo” alla “piccola pesca” però mi raccomando non aspaltate le dune patrimonio di Gela! Industria in altre zone in Italia dove bene accetta!

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