Patton come Cialdini 83 anni dopo: generali alleati alla mafia per occupare la Sicilia

 
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I generali Patton e Cialdini

Gela. All’epoca dell’attacco di Pearl Harbor da parte dei Giapponesi, Luciano, aveva 44 anni e gli americani si ricordarono di lui che venne contattato da personalità Americane e trasferito nel carcere dorato di Great Meadow a Comstock, dove con un  colpo di spugna gli vennero cancellati i suoi crimini.

Gli Americani trattarono con il mafioso, Joe Socks nella suite all’Astor hotel occupata da Haffenden della marina Militare degli stati Uniti, dove emerge chiaramente che l’uomo che può aprire tutte le porte al porto di New York è Lucky Luciano.

Questi nella prima visita, di Polakoff, non mostrò molto entusiasmo. perché pensava al suo futuro di uomo libero, ma successivamente, chiariti tutti gli aspetti, la collaborazione fu profonda e molto utile.

Furono liberati e puliti dalle condanne molti mafiosi come Frank Castello, Meyer Lansky (ras delle scommesse clandestine ), Willy Moretti (egemone nella prostituzione), Mike Lascari (organizzatore del gioco d’azzardo). Meyer Lansky, gestiva in piena libertà l’utilizzo dei juke box.

La marina americana, visti i buoni rapporti raggiunti con la mafia, chiese una rete di informazioni e contatti in vista dello sbarco in Sicilia.

Nella cella di Luciano, cominciò a comparire Earl Brennan, dirigente della Secret Intelligence, era il coordinatore dell’Office of strategic Service (Oss), una iniziativa del presidente Rooselvet, che anticipò  la successiva CIA.

A questo organismo era affidato il compito di redigere una lista di mafiosi attivi in Sicilia per poterli contattare e garantire il controllo del territorio dopo lo sbarco nell’isola.

L’operazione Husky (colosso) fu affrontata dagli americani con una forza colossale a cui facevano parte 160.000 soldati, 4000 aerei, 285 navi da guerra, 2 portaerei, 2775 unità da trasporto.

Così, come successe 83 anni prima che i piemontesi iniziarono la loro invasione partendo dalla Sicilia, anche gli americani conosciuto il ventre molle dell’Italia la notte tra il 9 e il 19 luglio 1943, sbarcano tra Licata e Siracusa con due forze operative, una guidata dal generale britannico Bernard Montgomery e l’altra  guidata dal generale americano George Patton che aveva inculcato ai suoi soldati e ufficiali di non fare prigionieri, ma di uccidere, uccidere esattamente come aveva deciso il generale Cialdini, nella occupazione della Sicilia nel 1860.

L’attività fu molto facilitata dall’OSS particolarmente dopo la riunione ad Algeri tra i servizi segreti della Marina Militare e alcuni esponenti mafiosi. Luciano per questa operazione indicò Joe Asonis che riunì un centinaio di mafiosi e li mise in contatto con ufficiali dell’Oni, Paul Alfieri e Anthony Marzullo che prepararono oltre cinquemila dossier con carte geografiche e mappe.

Luciano consegnò a Max Corvo, Victor Anfuso e Vincent Scamporino un terzetto chiamato “cerchio della mafia” e una lista di 850 persone su cui gli alleati potevano contare.

Con le truppe c’erano i boss Albert Anastasia (Don Umberto) e Vito Genovese, vecchia conoscenza.

Di Albert raccontano che si divertiva ad esaminare l’agonia delle sue vittime e infatti fu sopranominato “sua signoria il boia”, Vito Genovese riuscì a sfruttare a proprio vantaggio tutte le occasioni di guadagno.

Era originario di Napoli e in America si era sistemato a “little Italy” dove trafficava la droga, nel 1937 fuggi a Brooklyn per evitare l’arresto e si trasferì a Napoli.

Cercò di fare amicizia con autorità fasciste a cui donò 250.000 dollari per la costruzione di una sede per il partito.

Riuscì ad organizzare l’omicidio di Carlo Tresca un antifascista che aveva parlato male di Mussolini, perciò ricercato dai fascisti.

Mussolini per riconoscenza lo fece nominare Commentatore del regno. Alla fine divenne consigliere e interprete di Charles Poletti, vicegovernatore dello stato di New York e fu in seguito l’uomo più potente dell’amministrazione alleata in Sicilia.

Dopo pochi giorni dallo sbarco, Corvo Scamporino faceva liberare tutti i mafiosi condannati dal prefetto Mori a Favignana considerandoli vittime dei fascisti.

Il 14 luglio del 1943 nel cielo di Villalba, un aereo da caccia americano, sorvolò due giorni consecutivi per lanciare messaggi ai mafiosi con un fazzoletto , il primo conteneva la lettera L e nel secondo “Zu Calò” destinatari Lucky Luciano e Calogero Vizzini che dopo l’arresto di don Vito Cascio Ferro nel 1939 ne aveva preso il suo posto. La stessa sera a Mussomeli fu recapitato un altro messaggio indirizzato a Genco Russo erede designato da don Calogero al vertice di cosa nostra.

I messaggi imponevano che i mafiosi accompagnassero le armate alleate nell’avanzata in Sicilia, operazione ben riuscita.

Altri mafiosi incaricati erano: Genco Russo, Paolino Bontade, Tommaso Buscetta, Pippo Calò, Lucio Tasca, Giuseppe Navarra, Luciano Liggio che si sono affiancati al Mis.

A Villalba, al comizio di Girolamo Li Causi leader del Pci, i Mafiosi spararono sulla folla lasciando a terra quattordici feriti.

Comunque tutti gli uomini di cosa nostra, applaudirono l’avanzata rapida degli inglesi, che marciarono da Gela a Catania in soli ventisei giorni e gli americani impiegarono solo dodici giorni per raggiungere Palermo.

La strada era garantita da qualsiasi attacco e sicura di non incontrare nessuna resistenza, grazie alla mafia.

1 commento

  1. Grazie a Maganuco e alle sue fonti scopriamo oggi che le truppe italo-tedesche di Guzzoni e Kesselring, in totale 405.000 uomini, furono sgominate da alcune pattuglie mafiose armate di lupara che sgombrarono la strada ai 450.000 uomini dell’armata anglo-americana sbarcata all’alba del 10 luglio e uccisero oltre 9.000 combattenti. Ma bisogna tenere presente che erano aiutate dal mago Merlino e dalla fata Turchina.

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