“Ritornare alla Gela conosciuta per le sue bellezze”, Alessi: “Informazione, accoglienza e valorizzazione”

 
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Alessi lancia un decalogo per la ripresa del turismo e dell'archeologia in città

Gela. Un museo che incassa, annualmente, cifre che si aggirano intorno ai cinquemila euro. Dati che descrivono meglio di ogni altra cosa lo stato comatoso del settore turistico e culturale della città. Giuseppe Alessi, dell’Archeo-Ambiente, ha redatto una specie di decalogo, nel tentativo di invertire la rotta, partendo da quello che nel passato era Gela. “Fino ai primi anni sessanta, Gela veniva rappresentata nelle locandine in stoffa della Sicilia con due simboli – dice – l’ombrellone per le sue spiagge e un vaso attico per il museo archeologico inaugurato nel 1958. La sua economia si basava soprattutto sull’agricoltura e sul turismo balneare-archeologico. A Gela esistevano cinque alberghi, tre lidi e il villaggio francese Magic nei pressi del Bosco Littorio. Parecchie erano le case che nel periodo estivo venivano affittate ad abitanti delle province siciliane interne. Da aggiungere che ogni fine settimana sostavano oltre una quindicina di pullman sul lungomare, utilizzati da bagnanti”. Oggi, sembra di parlare di un altro mondo, con strutture che non esistono e un polo culturale piuttosto isolato. “Per tentare di migliorare – spiega l’esperto – servono informazione, accoglienza e valorizzazione. Prima di tutto, per evitare interventi a pioggia e disarticolati, è necessario la istituzionalizzazione della Consulta del Turismo, richiesta avanzata dall’Archeo-Ambiente da diverso tempo e con richiesta di riunirla mensilmente, in quanto è logico che la “mano destra deve sapere cosa fa la mano sinistra” e quindi porre in maniera coesa degli obiettivi a breve, a medio e a lungo termine. Sarebbe necessario rendere noto all’esterno tutto ciò che riveste una certa importanza, mediante tabelloni disposti lontano dalla città ad alcune decine di chilometri, lungo le strade nazionali. Gigantografie nelle stazioni ferroviarie ed aeroporti, più importanti. L’Assessorato regionale al turismo, in occasione di tutte quante le Borse turistiche cui ha partecipato, ha diffuso materiale di propaganda in diverse lingue, compresi opuscoli riguardanti “alberghi di Sicilia“. Ebbene, mai Gela viene citata. Quindi sarebbe necessario inoltrare richieste opportune in considerazione delle testimonianze di un certo spessore esistenti nella nostra città ma anche per l’esistenza di un’azienda istituita a tale scopo. Per quanto riguarda il secondo punto, l’accoglienza, sarebbe opportuno che l’amministrazione comunale mettesse a disposizione gratuitamente ad eventuali gruppi turistici, per almeno sei mesi, delle guide o quanto meno degli accompagnatori che abbiano sostenuto e superato un corso in inglese attinente i beni culturali esistenti in città. Contemporaneamente offrirgli una brochure su Gela, completa dello stradario. Sui beni culturali “per volare alto” bisogna puntare su poche cose e non disperdere in mille rivoli i soldi delle compensazioni dell’Eni. Gli scavi archeologici sono importanti, lo è pure la fruizione dei beni culturali, ma è di maggiore rilevanza la valorizzazione per venire incontro alle esigenze dei visitatori soprattutto in termine di comprensione del valore archeologico e dell’ampliamento dei servizi resi efficienti. A tale scopo sarebbe necessario lo spostamento ad est dell’ingresso del Parco archeologico di Caposoprano, non soltanto per la sua pericolosità ma anche per creare un verde attrezzato, un adeguato posteggio per bus e autovetture e per bancarelle adibite alla vendita di souvenir, sfruttando la vasta area vincolata esistente”.

Alessi parla di interventi di ricostruzioni di siti e strutture di notevole valore archeologico. “Un altro progetto basilare è senza alcun dubbio la ricostruzione, condivisa anche dal direttore pro tempore del Parco archeologico di Gela, del Tempio B, VI secolo avanti Cristo, dedicato alla dea patroa Atena e di cui sull’acropoli di “Molino a Vento” esiste l’ultimo strato in conci della fondazione. Di esso, grazie al grande archeologo Luigi Bernabò Brea – spiega – si conoscono la larghezza, la lunghezza, i fregi, esposti al museo “Paolo Orsi” di Siracusa, che decoravano il timpano, con l’enorme maschera gorgonica, copia conforme donata dall’Archeo-Ambiente al Museo di Gela ed esposta, e sia gli altri lati compresi sime e cassette, di cui qualcuna anche esposta nel nostro museo, così come sono noti i canoni dell’architettura templare dorica arcaica. Con questa iniziativa verrebbe valorizzata tutta l’Acropoli, di cui purtroppo ci sono pervenuti pochi resti e quindi di difficile comprensione per eventuali visitatori. Essa costituisce l’area archeologica con la maggiore stratificazione di testimonianze religiose ed urbanistiche che si sono succedute dall’età del rame, III millennio, a quella timoleontea”. Per Alessi, vanno intraprese azioni di valorizzazione sia del patrimonio archeologico “sopra-terra” sia di quello “sottoterra”. “A mio avviso, la maggiore ricchezza archeologica di Gela è nel suo mare dove sono state rinvenute ben tre navi greche. Una, scoperta nel 1988, giace ancora nelle casse. Ancora oggi, nonostante siano passati parecchi anni, non si riesce a capire il perché la ditta vincitrice dell’appalto e del ricorso non inizi la costruzione del Museo della navigazione. Per quanto riguarda le strutture ricettive soltanto una è prospiciente al mare, mentre un’altra va degradandosi, lex hotel Mediterraneo, in quanto le scelte urbanistiche effettuate dalle varie amministrazione comunali sono state non per favorire il turismo, ma per abitazioni, cooperative e villette. Ancora oggi qualcosa si potrebbe fare – conclude – per realizzare nell’area marina due strutture di base mancanti a Gela, un campeggio ed un ostello della gioventù. Quest’ultimo sarebbe opportuno per richiamare il turismo scolastico ma anche perché i giovani saranno i turisti del domani. Entrambe le strutture si potrebbero realizzare in tempi rapidi con il sistema dell’appalto in concessione e gestione. Il campeggio sulla spiaggia limitrofa al Lido la Conchiglia, e verso est, mentre l’ostello di oltre 500 posti letto, con una sezione maschile ed una femminile, sull’area della Macchitella-Scavone, dove oggi rimangono detriti e ferri contorti dall’abbattimento delle palazzine dello Iacp”. Interventi da affiancare a quelli sulle infrastrutture viarie principali. Spetta alla politica e alle istituzioni preposte, però, seguire le indicazioni che arrivano dagli esperti. Ad oggi, tutto questo non si è mai verificato.

1 commento

  1. Il mondo cambia caro Alessi e il 1958 era 60 anni fa. Tu vorresti coprire in qualche mese 60 anni di buco? Vedevi i pullman perché la gente non poteva andare a mare diversamente. Oggi le vacanze su danno attraverso gli operatori turistici sfruttando circuiti già collaudati. Lo impone la concorrenza degli stessi operatori. Leva la monnezza, fai cambiare la testa ai gelesi, inizia a convincere gli operatori che Gela vale e poi forse potresti iniziare a vedere qualche turista.
    Buon lavoro

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