Rugolo, la sentenza fa discutere. La difesa di Messina: “Non si cerchi di minimizzare la condanna”

 
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Enna. Anche se per conoscere le motivazioni della condanna bisognerà attendere ancora 88 giorni, la condanna di don Giuseppe Rugolo, il sacerdote finito sotto processo per violenza sessuale ai danni di minori, per cui il Tribunale di Enna ha emesso una sentenza a 4 anni e 6 mesi di reclusione, fa parecchio discutere.

All’indomani della lettura del dispositivo era intervenuto Gabriele Cantaro, il legale della Curia vescovile di Piazza Armerina, condannata in solido con l’imputato al risarcimento civile, a stretto giro di posta risponde l’avvocato Eleanna Parasiliti Molica, difensore di Antonio Messina, che, con la denuncia degli abusi nei suoi confronti, ha consentito l’apertura dell’inchiesta sul sacerdote, sfociata nell’aprile del 2021 con l’arresto di Rugolo.

 “Il Tribunale di Enna, con riferimento alla posizione di Antonio Messina, ha condannato Rugolo per tentata violenza sessuale in ordine ai fatti accaduti nel 2013, dichiarando la prescrizione per i fatti accaduti in precedenza” scrive l’avvocato Parasiliti Molica, per cui “il tentativo di minimizzare i fatti, non coglie nel segno, perché si omette di raccontare che, con riferimento ai fatti del 2013, il reato risulta tentato solo grazie al fatto che Antonio Messina è riuscito a sottrarsi all’aggressione sessuale”. Secondo il legale di Messina, “se il Tribunale avesse ritenuto che in fatti non fossero accaduti, avrebbe prosciolto l’imputato nel merito”.

L’avvocato Parasiliti Molica, nella sua analisi del dispositivo di condanna, rimarca che “Rugolo è stato condannato per “violenza sessuale aggravata a danno di minori” e “per atti sessuali con minori” relativamente alle altre due vittime.

“E la reale pericolosità – analizza ancora l’avvocato – delle condotte ascritte al sacerdote, riconosciuta dalla sentenza, si evince dalla decisione del Tribunale di dichiarare l’interdizione in perpetuo da qualunque incarico nelle scuole di ogni ordine e grado, nonché da ogni ufficio o servizio in istituzioni o in altre strutture pubbliche o private frequentate prevalentemente da minori. Proprio questa statuizione evidenza l’importanza di questa pronuncia che ha condannato il metodo abusante utilizzato da Rugolo nei confronti dei minori, a cui sono stati affidati i giovani di questa città. In tal senso è significativa la condanna della Diocesi nella qualità di responsabile civile”.

Infine, la difesa di Messina assicura che la vicenda non è ancora chiusa. “E’ intenzione di questa difesa – dice l’avvocato Eleanna Parasiliti Molica – portare a conoscenza alla autorità giudiziaria competente il contenuto dell’hard disk, elaborato dalla Polizia Giudiziaria dopo il sequestro dei supporti informatici di Rugolo, perchè venga accertata la presenza di immagini pedopornografiche, alcune delle quali già prodotte in aula. Tutto ciò per maggiori approfondimenti circa contenuti che potrebbero appartenere alla categoria del materiale pedopornografico”.

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