Spaccio a Baracche, in appello arriva prescrizione: imputati erano accusati di essere pusher

 
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I poliziotti monitorarono lo spaccio tra le strade del quartiere Baracche

Gela. I reati contestati ai presunti pusher, che in passato avrebbero spacciato soprattutto tra le strade del quartiere Baracche, sono ormai prescritti. I giudici della Corte d’appello di Caltanissetta l’hanno accertato, a seguito dei ricorsi presentati dai legali di difesa, che hanno impugnato le condanne di primo grado. Già il giudice del tribunale di Gela aveva derubricato i capi di accusa, riconoscendo le ipotesi meno gravi. Con la prescrizione, però, cadono tutte le ipotesi e il procedimento si chiude. In primo grado, otto mesi di reclusione erano stati comminati a Marco Scilio, Sebastiano Monte (con pena sospesa), Liborio Scudera (sempre con pena sospesa) e a Crocifisso Sbirziola. L’assoluzione era stata pronunciata invece nei confronti di Salvatore Fava e Ivan Di Bella. Altri coinvolti definirono le loro posizioni, senza arrivare a dibattimento. I difensori di tutti gli imputati hanno puntato, tra gli altri aspetti, anche su quello della prescrizione ormai maturata, che quindi ha indotto i giudici nisseni ad esprimersi favorevolmente.

L’inchiesta “Baracche” consentì ai poliziotti del commissariato di ricostruire una vasta rete di spaccio. Hashish, marijuana e cocaina venivano vendute a tanti giovani clienti. Gli stessi imputati, secondo le difese, non sarebbero stati pusher ma solo consumatori. Gli imputati sono difesi dagli avvocati Carmelo Tuccio, Francesco Enia, Nicoletta Cauchi e Giovanna Cassarà.

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