Blitz “Falco”, ventidue anni a Pellegrino e pesanti condanne ai complici: cinque assolti

 
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Gianluca Pellegrino al momento dell'arresto nell'operazione "Falco"

Gela. La droga, il controllo dei servizi di sicurezza nei locali della città e il tentativo di ricostruire il clan Emmanuello. Sono pesanti le condanne che nel primo pomeriggio di oggi il collegio penale del tribunale, presieduto dal giudice Miriam D’Amore (a latere Marica Marino e Silvia Passanisi) ha emesso nei confronti degli imputati, tutti coinvolti nell’inchiesta “Falco”. L’attenzione degli investigatori è sempre stata concentrata sul trentacinquenne Gianluca Pellegrino, ritenuto il tramite tra i vecchi capi di Cosa nostra gelese e le nuove leve. Per il pm della Dda di Caltanissetta Matteo Campagnaro, sarebbe stato scelto come nuovo reggente della famiglia. Il collegio lo ha assolto per diversi capi di imputazione, ma molti altri sono stati riconosciuti fondati, con la condanna a ventidue anni e tre mesi di reclusione. Il difensore, l’avvocato Giacomo Ventura, nelle sue lunghe conclusioni ha invece descritto un “falco solitario”, privo di presunti supporti criminali. Dieci anni e due mesi di detenzione sono stati imposti al fratello Alessandro Pellegrino, con l’aggravante di aver favorito i clan. Tredici anni e sei mesi ad Orazio Tosto, tredici anni e otto mesi a Giovambattista Campo, dieci anni e un mese ad Emanuele Faraci, dieci anni ad Angelo Famao, sette anni e un mese a Guido Legname, sei anni ad Emanuele Puccio, quattro anni e sei mesi a Manuele Rolla, quattro anni e un mese ciascuno per Nunzio Alabiso ed Emanuele Campo, quattro anni a Nicolò Ciaramella e Francesco Metellino, tre anni a Loreto Saverino e Melchiorre Scerra, due anni e otto mesi a Gaetano Davide Trainito e due anni a Rosario Perna. La linea d’accusa è stata accolta in pieno dai giudici. Secondo gli investigatori, Gianluca Pellegrino avrebbe già avuto a disposizione un nucleo di giovani fidati, ritenuto vicino ai clan.

I giudici hanno assolto cinque imputati. Nei loro confronti sono cadute le accuse mosse in aula. Così, il verdetto favorevole è arrivato per Emanuele Emmanuello (difeso dall’avvocato Filippo Spina), Daniele Puccio e Giuseppe Di Noto (difesi dall’avvocato Davide Limoncello), Pietro Caruso (difeso dagli avvocati Flavio Sinatra e Cristina Alfieri) e Angelo Scialabba. Solo per Emmanuello e Caruso il pm aveva a sua volta richiesto l’assoluzione, ritenendo non provate le accuse. I giudici del collegio hanno accolto la ricostruzione delle difese di Puccio (erano stati chiesti sei anni di detenzione), Di Noto (per lui c’era la richiesta di undici anni di reclusione) e Scialabba (con sei anni), arrivando ad emettere una decisione favorevole anche nei loro confronti. I legali degli imputati, adesso attendono il deposito delle motivazioni. In totale, sono state emesse condanne per oltre 120 anni di reclusione. I coinvolti sono rappresentati inoltre dagli avvocati Carmelo Tuccio, Ignazio Raniolo, Francesco Enia, Salvo Macrì, Maurizio Scicolone, Raffaela Nastasi, Mario Brancato, Salvatore Priola, Alessandro Del Giudice, Carlo Aiello, Salvatore Pappalaro e Antonio Impellizzeri.

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