L’imprenditore Brunetti scrive al tribunale, “Ho pagato estorsori per lavorare”

 
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Gela. Ha scelto di scrivere una lettera indirizzandola al tribunale di Catania davanti al quale sono finiti sotto processo i suoi presunti estorsori.

L’imprenditore Angelo Brunetti, così, ha ammesso di aver versato altro denaro nelle casse dei clan che avevano preso di mira i lavori svolti dalla Sicilsaldo a Palagonia per la realizzazione del metanodotto comunale.
“Altri quindicimila euro – ha detto Brunetti rispondendo alle domande poste dal pm Agata Santanocito – li pagai a Rosario Di Dio. Normalmente, i soldi li consegnavo nelle sue mani. Gli incontri venivano organizzati in una piccola stanza interna alla stazione di servizio di sua proprietà sulla statale 117 bis”.
In totale, Brunetti, stando alla deposizione resa durante una delle udienze del processo Iblis che si sta svolgendo davanti al presidente della corte Rosario Grasso, avrebbe pagato oltre sessantamila euro.
Tra gli imputati ci sono i più importanti esponenti dei clan etnei, compreso il presunto boss Rosario Di Dio.
“I soldi sono stati pagati – ha continuato Angelo Brunetti – sia per il metanodotto che per la via di fuga realizzati a Palagonia. Mi capitava spesso, a causa di problemi interni ai gruppi che chiedevano la messa a posta, di essere contattato di più persone. Ognuno, voleva la sua parte”.
Dopo la lettera scritta dal responsabile della Sicilsaldo, gli avvocati difensori hanno cercato di ottenere maggiori chiarimenti sul suo presunto con l’esponente di cosa nostra Rosario Di Dio.
“Consegnavo soltanto i soldi quando mi venivano chiesti – ha concluso Brunetti – non ricordo di alcuna fornitura di vino fatta alla stazione di servizio di Di Dio con i prodotti dell’azienda gestita da mia moglie. Magari, sarà capitato che un rappresentante di quell’area abbia consegnato il vino senza che noi, comunque, potessimo saperlo”.

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