Bytest e non solo, verso nuova vertenza indotto: sindacati, “al tavolo anche Eni”

 
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Gela. L’indotto Eni potrebbe tornare ad essere una “polveriera” occupazionale. Con la conclusione dei cantieri della green refinery, sono almeno centosessanta i contratti a termine non rinnovati. Neanche grandi aziende come Sicilsaldo ed Ergo Meccanica sono riuscite a confermare il personale a tempo determinato, in mancanza di nuove commesse. Da lunedì, sono in sciopero i dieci lavoratori della Bytest, controllata dal gruppo Tuv Italia. Hanno ricevuto un provvedimento di trasferimento a Volpiano, in provincia di Torino, dove l’azienda che si occupa di controlli non distruttivi ha sede principale. Anche questa mattina, hanno organizzato un sit-in davanti agli ingressi dello stabilimento di contrada Piana del Signore. L’azienda ha fatto sapere che la procedura di trasferimento non verrà fermata. Nelle ultime ore, le segreterie provinciali di Fiom, Fim e Uilm hanno dichiarato altre ventiquattro ore di sciopero. Niente attività in fabbrica per gli operai Bytest e il caso finirà davanti al prefetto di Caltanissetta. I segretari Orazio Gauci, Angelo Sardella e Nicola Calabrese hanno inviato una richiesta ufficiale ai funzionari nisseni. La protesta potrebbe però estendersi. Da settimane, i lavoratori della Sudelettra sono in stato di agitazione, in attesa che il ministero si pronuncia sulla possibilità della cassa integrazione. I manager lucani hanno annunciato l’intenzione di tagliare l’intero personale, in città e a Matera. Anche in questo caso, non ci sarebbero commesse di lavoro tali da coprire il personale.

Non se la passano meglio i dipendenti della Sclass, una delle storiche cooperative di servizi che ha appena perso il contratto che la legava ad Eni. Domani, è previsto un incontro tra tutte le parti. Il lavoro inizia a scarseggiare e i sindacati lo avevano già preannunciato. Mancano certezze su nuovi investimenti, ad iniziare dai lavori della base gas, in bilico a causa di una proroga della Valutazione di impatto ambientale che il ministero non ha ancora autorizzato. C’è però chi sceglie di far arrivare dipendenti da altre province o da fuori Regione. I sindacati stanno monitorando le scelte dei vertici Revisud, che negli ultimi tempi hanno autorizzato l’arrivo nel sito locale quattordici lavoratori, non rientranti nel bacino di disponibilità locale. Anche in questo caso, la tensione potrebbe salire ulteriormente. Ci sono diversi operai del bacino, non confermati da altre aziende, che non riescono a trovare collocazione e che allo stesso tempo si vedono preferire operai, giunti da altre zone. “A cominciare dal tavolo in prefettura su Bytest – dicono i segretari Gauci, Sardella e Calabrese – sarà necessaria la presenza di Eni. L’abbiamo chiesta espressamente”. Uno scontro per il lavoro che coinvolge chi di lavoro ha bisogno.

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