Centri commerciali e varianti al prg, che fine ha fatto il puc? “Fu un grave errore”

 
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Gela. Varianti al piano regolatore, aree commerciali e capannoni sorti in zone agricole. La ferita, anche politica, del piano urbano del commercio, il cosiddetto puc, continua ancora a sanguinare.

“Fu un errore”. Oltre un anno di lavoro della commissione annona, alla fine, finito in nulla. Il puc, quello più datato, assorbito nella valutazione ambientale strategica al piano regolatore generale approvata a Palermo potrebbe ancora creare dissidi. “Ribadisco – spiega Guido Siragusa componente della commissione sviluppo economico – fu una scelta sbagliata. Il nostro piano urbano del commercio doveva prima passare in consiglio comunale. Solo dopo, sarebbe stato necessario richiedere l’intervento della regione. Non ci fu il coraggio di osare. Noi avevamo previsto un ampliamento delle aree commerciali, soprattutto di quelle piccole e medie, lungo le principali direttrici della città. La 117 bis, la 115, ma anche le aree di via Butera e Settefarine. Quindi, niente più macchie di leopardo con aree vincolate solo all’agricoltura e altre destinate al commercio. Invece, non c’è stato il coraggio di osare. Senza dimenticare che il nostro puc prevedeva un’altra grande area commerciale nella zona di Montelungo per un eventuale centro commerciale oltre a quello già previsto sulla statale 117 bis”. 

“Preferiscono le varianti”. Il sospetto, almeno quello lanciato dal consigliere e presidente della stessa commissione Terenziano Di Stefano, è quello di uno scarso interesse da parte dell’amministrazione. “Evidentemente – conclude – la giunta Fasulo preferisce andare avanti a colpi di varianti al prg. Peraltro, manca un assessore che si occupi di seguire l’intero iter. Il nostro, era un puc che apriva possibilità a chi avesse avuto intenzione d’investire senza distinguere tra imprenditori di serie A e imprenditori di serie B”. Il piano urbano del commercio, esattamente due anni fa, creò una spaccatura proprio in seno alla commissione sviluppo economico: per Guido Siragusa e Giuseppe Collura il pianosarebbe dovuto arrivare subito in consiglio comunale; per Terenziano Di Stefano e Salvatore Cauchi, invece, essenziale doveva essere il verdetto regionale.

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