Direzione nazionale antimafia, “confermare 41 bis Alferi”: difesa ha chiesto revoca

 
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Per Alferi è stato rinnovato il regime del 41 bis

Gela. Il no alla revoca del carcere duro imposto al boss Peppe Alferi è arrivato direttamente dai magistrati della Direzione nazionale antimafia. Questa mattina, davanti ai giudici del tribunale di sorveglianza di Roma, è stato chiesto di respingere il reclamo presentato dalla difesa del cinquantaseienne, sostenuta dall’avvocato Maurizio Scicolone. Per i magistrati antimafia, revocare il regime del 41 bis significherebbe consentire ad Alferi di riallacciare i possibili rapporti con altri esponenti mafiosi locali. Nel corso della discussione, sono state citate alcune recenti operazioni condotte sul territorio locale, da “Mutata arma” ad “Extra fines”. Segno, secondo i magistrati della Dna, che le organizzazioni criminali sarebbero ancora presenti in città. Aspetti che però la difesa di Alferi ha del tutto contestato, sottolineando tra le altre cose che i blitz indicati non avrebbero alcun collegamento con il detenuto e con quelli che sono stati ritenuti esponenti a lui vicini. Secondo il legale, che si è riportato alle motivazioni delle sentenze emesse sul conto di Alferi, non ci sarebbero elementi certi per sostenere che sia mai stato a capo di un terzo gruppo, autonomo da Stidda e Cosa nostra. Lui stesso ha sempre sostenuto di non essere un mafioso.

Dopo il coinvolgimento nell’inchiesta “Inferis”, è da anni sottoposto al regime del carcere duro. Per la difesa, come è stato nuovamente ribadito davanti ai giudici romani, non ci sarebbero più i presupposti per giustificarlo. E’ stato chiesto di accogliere il reclamo e revocarlo. La decisione del tribunale di sorveglianza dovrebbe arrivare nei prossimi giorni.

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