Gli affari di Jimmy Brancato, parla poliziotto: “Per la droga comunicava solo con sms”

 
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Le videoriprese degli spostamenti di Brancato

Gela. Sim telefoniche intestate ad altri, comunicazioni con i clienti solo tramite sms e vecchi telefoni cellulare. Tutto per mantenere un profilo basso e piazzare la droga, evitando gli occhi degli investigatori. A muovere un giro di droga in città, compresa la cocaina, sarebbe stato Emanuele Brancato. “Al telefono – ha detto uno dei poliziotti che seguirono per mesi il gruppo di spacciatori finiti nell’inchiesta “Samarcanda” – lo chiamavano Jimmy. Riuscimmo ad individuarlo per la prima volta durante l’incontro con un acquirente, nei pressi di una rosticceria a Caposoprano. Si spostava a bordo di auto intestate tramite partita Iva oppure riferibili ad aziende per le quali lavorava. Si occupava di installare sistemi per il gioco on line”. Brancato, stando agli investigatori, sarebbe stata la vera mente del giro di droga, supportato da Emanuele Di Stefano. Davanti al giudice Marica Marino, le accuse vengono mosse allo stesso Di Stefano, a Diego e Giovanni Nastasi, a Pasquale Trubia, Davide Zisa, Antonino Ingegnoso, Serena Iannì e Albina Radicia.

L’inchiesta “Samarcanda”. L’investigatore, rispondendo alle domande del pm Sonia Tramontana, ha ripercorso tutte le fasi dell’indagine, iniziata tre anni fa dopo alcuni appostamenti nei pressi di un ovile a Tenutella. Inizialmente, vennero intercettate le conversazioni telefoniche sulle utenze di Antonino Ingegnoso. “Scoprimmo che lui e la moglie avevano a disposizione almeno una ventina di sim telefoniche – ha detto il poliziotto – capimmo successivamente che quelle sim le utilizzava Brancato. Per contattare i clienti non usava smartphone ma vecchi modelli di telefoni cellulare e cambiava continuamente numero”. Proprio Brancato e un’altra imputata rispondono alle accuse davanti al gup, dopo aver scelto il rito abbreviato. I punti di riferimento sarebbero stati l’abitazione di Brancato, a Settefarine, e quella di Di Stefano, in via Umbria. “Riteniamo che prima di piazzare la droga ai clienti – ha proseguito il testimone – Brancato la prendesse direttamente dall’abitazione di Di Stefano, alla quale aveva libero accesso”. In quell’appartamento, i poliziotti collocarono sistemi d’ascolto, poi scoperti da Di Stefano e dagli altri imputati. “Jimmy” Brancato ed Emanuele Di Stefano avrebbero avuto contatti con fornitori, anche fuori dalla Sicilia. Nel corso dell’indagine, è stato ricostruito il presunto acquisto di circa un chilo di cocaina. “Brancato piazzava la droga anche nel negozio dei Nastasi – ha precisato il poliziotto – che frequentava spesso e che era meta di diversi assuntori di sostanze stupefacenti”. In quel negozio, i poliziotti effettuarono un primo sequestro di droga. Nel pool di difesa, ci sono gli avvocati Giacomo Ventura, Flavio Sinatra, Davide Limoncello, Nicoletta Cauchi, Dionisio Nastasi, Raffaela Nastasi.

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