Idrocarburi in mare, Comune nega gli atti e il Tar dà ragione ai consumatori

 
0


Gela.
Non è bastata la sola nota di risposta dello scorso ottobre rilasciata dai funzionari di Palazzo di Città. Stando ai giudici del tribunale amministrativo di Palermo, in municipio sarebbe stato violato il diritto di accesso agli atti e il dovere di trasparenza sulle informazioni ambientali rivendicati dagli esponenti dell’associazione di consumatori Codici.

La richiesta di accesso formulata dai consumatori scattò dopo qualche settimana dallo sversamento in mare dello scorso giugno, causato da un guasto all’interno della fabbrica Eni di contrada Piana del Signore. In sostanza, si chiedeva di poter acquisire copia dell’intera documentazione sugli esiti dei controlli effettuati dai tecnici nell’area dello sversamento d’idrocarburi. I rappresentanti dell’associazione hanno, così, deciso di agire davanti ai magistrati del tribunale amministrativo di Palermo.
Il ricorso è stato presentato contro l’ente comunale e la presidenza della regione e nei confronti della stessa multinazionale Eni.
“L’articolo 3 del decreto legislativo 195/2005 tutela il diritto di accesso alle informazioni ambientali – si legge nella sentenza dei giudici amministrativi – e stabilisce che l’autorità pubblica rende disponibile, secondo le disposizioni del presente decreto, l’informazione ambientale detenuta a chiunque ne faccia richiesta, senza che questi debba dichiarare il proprio interesse. Fatto salvo quanto stabilito all’articolo 5 e tenuto conto del termine eventualmente specificato dal richiedente, l’autorità pubblica mette a disposizione del richiedente l’informazione ambientale quanto prima possibile e, comunque, entro 30 giorni dalla data del ricevimento della richiesta ovvero entro 60 giorni dalla stessa data nel caso in cui l’entità e la complessità della richiesta sono tali da non consentire di soddisfarla entro il predetto termine di 30 giorni. In tale ultimo caso l’autorità pubblica informa tempestivamente e, comunque, entro il predetto termine di 30 giorni il richiedente della proroga e dei motivi che la giustificano”.
Una valutazione, quindi, che ha fatto pendere l’ago della bilancia in favore dei responsabili del Centro per i diritti del cittadino. “Ha diritto di conoscere sia i fatti, per come accertati dalle autorità competenti – proseguono i magistrati palermitani –  sia i risultati di controlli e monitoraggi effettuati nelle acque e nelle aree interessate dall’incidente. Questo anche in ragione delle problematiche ambientali e di salute dei cittadini del territorio di Gela che anche recenti vicende di cronaca collegano al polo petrolchimico”.
Adesso, in base alla decisione, i funzionari comunali dovranno mettere a disposizione degli associati tutti gli atti relativi allo sversamento d’idrocarburi del giugno di un anno fa. L’ente comunale, nonostante la recente nomina di un legale di fiducia incaricato di rispondere al ricorso presentato dagli esponenti dell’associazione, è risultato non costituito in giudizio così come l’Eni.

LASCIA UN COMMENTO

Please enter your comment!
Please enter your name here