Inchiesta “Falco”, accolta istanza della difesa: Pellegrino lascia il carcere

 
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Gianluca Pellegrino al momento del blitz "Falco"

Gela. La scorsa settimana, la Corte di Cassazione ha disposto l’annullamento, con rinvio alla Corte d’appello di Caltanissetta. Bisognerà infatti rivedere la decisione che era stata emessa nei confronti di Gianluca Pellegrino, condannato in primo e in secondo grado per i fatti dell’inchiesta antimafia “Falco”. I giudici romani, accogliendo il ricorso dei difensori, hanno escluso che il trentottenne fosse a capo del gruppo di Cosa nostra degli Emmanuello. In appello, gli erano stati imposti ventitré anni di detenzione, in continuazione con precedenti condanne. Gli stessi giudici di appello, nelle scorse ore, hanno valutato l’istanza di scarcerazione, già avanzata dal legale di Pellegrino, l’avvocato Giacomo Ventura. Il trentottenne, che era detenuto da sei anni, proprio per i fatti dell’indagine “Falco”, lascia il carcere e torna in libertà. Per la difesa, infatti, non ci sono più i presupposti per la detenzione, in attesa del nuovo giudizio di secondo grado.

A Pellegrino, fin dall’inizio fu contestata l’accusa di mafia. Per i pm della Dda di Caltanissetta, avrebbe cercato di ricostruire il clan Emmanuello, facendo da tramite fra gli affiliati storici e possibili nuove leve. In Cassazione, invece, questo ruolo di capo è stato escluso e sulla sua posizione dovrà ritornare proprio la Corte d’appello.

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