Indagine Ipab, commissione intervenne: Lucisano annullò atti “per ripristinare legalità”

 
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Gela. I carabinieri hanno lasciato gli uffici del settore servizi sociali del Comune, poco prima delle 14. Sono stati acquisiti diversi atti, che a questo punto potrebbero riguardare l’inchiesta sulla gestione dell’Ipab “Aldisio”, che ha portato all’arresto di don Giovanni Tandurella, ex presidente del cda della struttura di Caposoprano e ora ai domiciliari, e alla sottoposizione all’obbligo di presentazione degli altri tre indagati, l’ingegnere Renato Mauro e i consiglieri comunali di Fratelli d’Italia Salvatore Scerra e Sandra Bennici. I militari dell’arma, coordinati dai pm della procura, stanno proseguendo l’attività investigativa. Si ipotizzano diverse fattispecie di reato, dalla corruzione alla falsità ideologica e ancora la circonvenzione di incapace, la truffa, l’appropriazione indebita e il riciclaggio. Sono state passate al setaccio le carte che permisero alla società privata “La Fenice”, amministrata da Mauro, di ottenere la gestione di servizi e strutture dell’Ipab di Caposoprano. Il procuratore capo Fernando Asaro ha fatto riferimento, questa mattina in conferenza stampa, alle denunce che due anni fa furono presentate dai familiari di alcuni ospiti, legate principalmente all’innalzamento delle rette. Sono tutti aspetti al vaglio degli inquirenti. Il gip ha autorizzato il sequestro preventivo di somme per circa 112 mila euro e di un immobile, riferibili a don Tandurella. Non si esclude che abbia potuto usare somme ricevute dagli ospiti per destinarle a finalità private. La corruzione viene riferita ai presunti rapporti irregolari per il passaggio alla società privata dei servizi interni della struttura di ospitalità. Quella dell’Ipab “Aldisio” fu una vicenda che già due anni fa arrivò sui tavoli del municipio. C’era stato il commissariamento, con l’incarico affidato al funzionario regionale Giuseppe Lucisano, che poi ha riportato l’Ipab sotto totale copertura pubblica. Dall’associazione H e dalla Consulta per le disabilità, a gennaio 2020, era partita una missiva che la commissione servizi sociali, allora presieduta dal consigliere Valeria Caci, vagliò con attenzione. In una nota dell’associazione, si parlò di “una scandalosa cessione operata da un noto sacerdote locale delle strutture, del personale e dei pazienti dell’Ipab “Antonietta Aldisio” ad una società privata, la quale noncurante degli obblighi morali e giuridici nei confronti dei propri assistiti decide unilateralmente di aumentare i profitti decurtando i servizi e ciò sempre e solo in danno e sulle spalle dei più fragili ed indifesi, ovvero i nostri anziani o la paventata ed alquanto dubbia cessione di locali comunali sempre in danno dei più fragili e deboli”. Il presidente della commissione consiliare Caci e il vice, Romina Morselli, incontrarono il presidente della Consulta, l’avvocato Livio Aliotta. Si dissero anche in attesa di verifiche demandate al settore servizi sociali, lo stesso nei cui uffici, oggi, sono arrivati i carabinieri per acquisire atti. “Abbiamo ricevuto delle segnalazioni da alcune famiglie – spiegò allora l’assessore al ramo Nadia Gnoffo – stiamo ovviamente valutando, ma non abbiamo veri e propri poteri ispettivi sulla gestione”. La commissione servizi sociali, della quale facevano parte anche i consiglieri Salvatore Incardona e Pierpaolo Grisanti, ritenne di dover sollevare la questione sul contratto di locazione che consentì il subentro della “Fenice”. C’erano sospetti sul fatto che potesse invece celare una vera e propria cessione del ramo d’azienda. Tutte segnalazioni riprese dal sindaco Lucio Greco, che avviò un dialogo costante con Lucisano. Il primo cittadino ritenne fondamentale riportare l’Ipab sotto totale gestione pubblica. I vertici della “Fenice” sottolinearono, in ogni occasione, che il rapporto era stato regolare. I magistrati della procura e i carabinieri, però, sono convinti che ci siano state pesanti irregolarità, al punto da violare le procedure di trasparenza.

Nel maggio successivo, Lucisano dispose di dichiarare nulli tutti gli atti che avevano permesso la presenza della società privata. Il commissario straordinario scrisse di “molteplici profili di illegittimità”. Non ci sarebbero mai stati i presupposti di legge per cedere immobili e servizi al gruppo privato, così concluse. La decisione del commissario, che annullò d’ufficio tutti i provvedimenti, scaturì dal parere che era stato richiesto al legale catanese Agatino Cariola. Dalle verifiche sarebbe emerso il sospetto di un danno erariale, da collegare al trasferimento di strutture e servizi dell’Ipab. La delibera venne trasmessa alla procura e ai militari dell’arma. In base agli accertamenti amministrativi condotti, pesanti dubbi riguardarono le fideiussioni in capo alla “Fenice” e il rigetto della Scia da parte del Comune. C’era già stata un’ispezione condotta da personale Asp e dai carabinieri, che fece emergere presunte irregolarità autorizzative. I vertici de “La Fenice”, inoltre, non avrebbero fornito le necessarie risposte alle note e alle richieste documentali, inoltrate dalla gestione commissariale dell’Ipab. Sotto verifica sarebbe finita la trattativa che portò all’accordo. Si ipotizzava che non ci fossero state trasparenza e pubblicità, d’obbligo invece per un ente pubblico. Nessun altro gruppo sarebbe stato messo nelle condizioni di partecipare ad un’eventuale assegnazione delle strutture e dei servizi. Tutti fattori che hanno spinto Lucisano ad annullare le deliberazioni. La giustizia amministrativa confermò la linea. Intanto, l’inchiesta muoveva i suoi passi. Il commissario ordinò lo sgombero di tutti i locali che erano passati alla società di Mauro, che più volte dichiarò, anche pubblicamente, di essere stato danneggiato. Il commissario firmò l’annullamento, per “ripristinare la legalità violata”, dopo essere intervenuto anche sugli atti finanziari. Nei prossimi giorni, tutti gli indagati dovrebbero essere sentiti dal gip del tribunale.

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