La banda di Sant’Ippolito, gli arrestati davanti ai giudici: Canotto e Meroni amettono alcune delle accuse, quattro minori non parlano

 
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La scena di un incendio doloso ripresa da sistemi privati di videosorveglianza

Gela. La presunta banda di Sant’Ippolito davanti ai giudici. Dopo il blitz “Praesidium”, messo a segno dai poliziotti del commissariato, capi e gregari sono stati sentiti sia dal gip del tribunale sia da quello minorile.


Gli interrogatori. Proprio i minori coinvolti hanno scelto di non parlare, ad eccezione di uno di loro che ha risposto alle domande del giudice. Sono difesi dagli avvocati Davide Limoncello, Giuseppe Fiorenza, Ivan Bellanti e Gloria Iannizzotto. A parlare, invece, sono stati due dei presunti capi. Giovanni Canotto e Carmelo Meroni, nel carcere di Balate, hanno ammesso alcuni degli episodi, soprattutto furti, che gli vengono contestati dai magistrati della procura e dai poliziotti del commissariato. Difesi dagli avvocati Giuseppe Fiorenza e Mariella Giordano, hanno comunque negato altri fatti. Canotto ha escluso di essere dietro agli incendi di auto ricostruiti dagli inquirenti. Paolo Mellili, invece, ha scelto di non parlare, avvalendosi della facoltà di non rispondere, come ribadito dal suo legale di fiducia, l’avvocato Giacomo Ventura. Interrogato in carcere, dove è detenuto per altra causa, anche Maurizio Smorta, difeso dall’avvocato Salvo Macrì. Il giovane, accusato di alcuni furti, si è avvalso della facoltà di non rispondere. Davanti al gip, anche Antonio Fusco, assistito dagli avvocati Flavio Sinatra e Raffaela Nastasi, e Giuseppe Giaquinta, con il legale Mariella Giordano. Entrambi si sono difesi dalle accuse mossegli. Attualmente, sono sottoposti agli arresti domiciliari.

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