“L’amianto? Dalla mattina alla sera…”, parla in aula un ex operaio dell’indotto Eni

 
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Gela. “Contatti con l’amianto? Dalla mattina alla sera”. Ha risposto così un ex operaio dell’indotto Eni alla domanda rivoltagli dal pubblico ministero Mario Calabrese, nel corso del dibattimento che si sta celebrando contro trentacinque imputati, tutti manager della multinazionale e di aziende che nel corso del tempo hanno operato nell’indotto dello stabilimento di contrada Piana del Signore. Tra le accuse mosse agli imputati, oltre a quella di lesioni, c’è l’omicidio colposo. Almeno due ex lavoratori sono morti dopo aver contratto patologie generate dall’esposizione ad amianto e altre sostanze pericolose. A processo, ci sono Angelo Tuccio, Salvatore Di Guardo, Gioacchino Gabbuti, Francesco Fochi, Antonio Borgia, Pier Giorgio Covilli, Giancarlo Picotti, Cesare Riccio, Antonio Catanzariti, Pasqualino Grandizio, Gregorio Mirone, Giancarlo Fastame, Giorgio Clarizia, Giuseppe Genitori D’Arrigo, Francesco Cangialosi, Luciano Di Buò, Salvatore Maranci, Vito Milano, Orazio Sorrenti, Vincenzo Piro, Aurelio Faraci, Giuseppe Di Stefano, Giuseppe Lisciandra, Salvatore Di Dio, Andrea Frediani, Giacomo Rispoli, Giuseppe Ricci, Battista Grosso, Arturo Borntraeger, Giovanni Calatabiano, Giuseppe Farina, Salvatore Vitale, Antonio Fazio, Giovanni La Ferla e Renato Monelli.

L’amianto in fabbrica. “Per i lavori, usavamo coperte di amianto – ha proseguito il testimone – protezioni? Avevamo normali tute, che poi portavamo a casa dove venivano lavate, e comuni mascherine. Le visite mediche venivano effettuate ogni anno, ma risultavamo sempre idonei al lavoro”. L’ex operaio, sentito in aula, ha lavorato in raffineria dagli anni ’70 e fino al 2002. Nel corso dell’udienza, davanti al giudice Miriam D’Amore, è stato ascoltato un altro lavoratore, a sua volta alle dipendenze di aziende dell’indotto di raffineria. Parti civili sono l’Osservatorio Nazionale amianto e l’associazione Aria Nuova, con gli avvocati Maurizio Cannizzo, Lucio Greco, Davide Ancona ed Ezio Bonanni, oltre ai lavoratori oggi malati, in giudizio con gli avvocati Vittorio Giardino, Paolo Testa, Concetta Di Stefano e Antonio Impellizzeri, Laura Caci, e ai familiari di quelli deceduti. Per le difese, invece, gli imputati non avrebbero avuto alcuna responsabilità nell’eventuale esposizione all’amianto degli operai. Sarebbero state rispettate le norme sulla prevenzione dei rischi. Nel pool di difesa, ci sono gli avvocati Giacomo Ventura, Raffaela Nastasi, Alessandra Geraci, Gualtiero Cataldo, Luca Mirone, Nicola Granata, Carlo e Luigi Autru Ryolo, Carlo Federico Grosso, Attilio Floresta, Salvatore Panagia e Filippo Spina.

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