Rapinata all’uscita dalla chiesa, tre anni al giovane finito sotto processo

 
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Gela. Per i giudici del collegio presieduto dal magistrato Paolo Fiore è lui l’autore di una violenta rapina, messa a segno nell’ottobre di due anni fa, ai danni di un’anziana in via Feace, nel quartiere San Giacomo.

Così, il venticinquenne Giuseppe Retucci, difeso dall’avvocato Salvo Macrì, è stato condannato a tre anni e due mesi di reclusione. L’obiettivo del ragazzo sarebbe stata una collana portata dalla donna che, dopo lo scippo, subì un forte stato di shock. Era appena uscita dalla chiesa. La richiesta di condanna è stata formulata dal pubblico ministero Elisa Calanducci.
“Abbiamo acquisito elementi tali – ha spiegato – per affermare con certezza la responsabilità dell’imputato”.
L’avvocato Salvo Macrì, però, ha messo nettamente in dubbio la ricostruzione fornita dai magistrati. “Ci associamo alla solidarietà in favore della vittima – ha detto – ma il mio assistito non c’entra nulla con questi fatti. Non abbiamo alcun elemento per dire il contrario. Dopo la prima identificazione, la signora si disse non del tutto convinta rispetto all’effettiva presenza di Retucci. Inoltre, non ci sono le condizioni giuridiche per contestare, a chiunque abbia messo a segno l’azione, il reato di rapina. Manca la violenza”.
Il pm Calanducci, al termine della sua requisitoria, ha chiesto la condanna a tre anni e sei mesi di reclusione. Il collegio, composto dai giudici Paolo Fiore, Manuela Matta e Patrizia Castellano, ha deciso per una pena di tre anni e due mesi. La donna presa di mira è stata rappresentata in aula dagli avvocati Agata Barranco e Salvatore Incardona che le hanno permesso di costituirsi parte civile.

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