Mondo impresa siciliano incontra rappresentanti di sette stati africani

 
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PALERMO (ITALPRESS) – L’obiettivo è aprire un canale di collaborazione tra imprese, per favorire lo sviluppo tanto della Sicilia quanto dell’Africa aprendosi a un mercato in forte espansione negli ultimi anni: tale strada viene tracciata in un convegno alla Camera di commercio Palermo-Enna, in cui i vertici di quest’ultima incontrano i consoli di sette Stati africani per definire strategie comuni di sviluppo all’interno di un continente che, soprattutto negli ultimi anni, ha visto una presenza sempre più pervasiva della Cina rispetto all’Europa.In rappresentanza dei rispettivi paesi hanno preso parte all’incontro Ferdinando Veneziani per la Costa d’Avorio, Antonio Tito per il Burkina-Faso, Gabriele Messina per lo Zambia, Francesco Campagna per il Ghana, Mohamed Ali Mahjoub per la Tunisia, Samira Bellali per il Marocco e Taher A K Akra per la Libia.Alessandro Albanese, presidente della Camera di commercio Palermo-Enna, sottolinea come “nel 2025 l’Africa toccherà i 2 miliardi di abitanti, con una popolazione giovanile di gran lunga superiore a quella che c’è in Europa. Le imprese siciliane possono svolgere un ruolo importantissimo sia in termini di espansione sia per consolidare il ruolo dell’Africa come riferimento per il mercato:la sinergia è fondamentale per favorirne la crescita, soprattutto in termini di liquidità complessiva”.Per Guido Barcellona, segretario della medesima Camera di commercio, un confronto del genere è un importante passo avanti in termini di internazionalizzazione: “L’obiettivo è trovare ulteriori ambiti dove siano possibili gli scambi commerciali tra Sicilia e Africa: lavoriamo per consolidare quanto c’è già, ma al contempo vogliamo trovare nuove materie prime. Ci sono filiere legate all’agricoltura che sono state sottovalutate o comunque non hanno avuto l’attenzione che meritano. Iniziative come questa favoriscono la connessione tra imprese italiane e africane: Algeria e Libia, ad esempio, rappresentano per l’Italia il maggior valore in termini di importazione, con il gas naturale al primo posto tra i prodotti che arrivano”. Secondo Angela Pisciotta, vicepresidente della Camera di commercio e di Ance Palermo, le imprese siciliane hanno il compito di far valere la propria voce in un mercato in espansione come quello africano, ma nulla può accadere senza il giusto supporto a livello governativo: “Negli ultimi dieci anni c’è stata un’impennata nello sviluppo di diversi settori: inoltre ci sono già state operazioni di interscambio, segno che il mercato africano è molto attrattivo. Per mettere in campo un processo di internazionalizzazione c’è bisogno di un supporto importante per le imprese da parte del governo non solo italiano, ma anche del paese in cui vogliono investire: moltissime aziende si lamentano soprattutto dell’approccio finanziario e dell’assenza di strumenti. Oggi da noi si parla di piano Mattei, ma bisogna cercare più spazio per le aziende”.Veneziani, che è anche coordinatore del gruppo dei consoli africani in Sicilia, rileva come oggi le opportunità di incontro tra i due territori sono notevolmente maggiori rispetto al passato, dal momento che “ci sono stati numerosi incontri di altissimo livello in Sicilia, che però non hanno dato esito: quello che vogliamo è rilanciare l’Africa, perchè collegamenti e figure di riferimento sono notevolmente migliori. Dobbiamo proporre all’Africa la capacità di fare piccola e media impresa che ha la Sicilia”.Per Salvatore Mancuso, docente di Diritto dei paesi africani presso l’Università di Palermo, un primo passo per trovare un punto d’incontro non può che arrivare dall’eliminazione di tutti quegli equivoci su un territorio percepito come culturalmente lontano dall’Occidente: “In Italia si parla poco e male di Africa, siamo poco informati su quanto di buono succede in quel continente: vi sono tante realtà e culture diverse, dalle quali si possono trarre determinate opportunità, in più molti sistemi amministrativi sono stati rimessi a posto e gli interscambi sui prodotti possono essere molto proficui. L’imprenditore italiano tende troppo a un approccio ‘prendi i soldi e scappà, anche di fronte a una popolazione così accogliente con gli investitori stranieri com’è quella africana: il sistema economico funziona, ma il mondo occidentale deve accettare l’esistenza di una cultura diversa e non avere un approccio neocolonialista”.
foto: xd8/Italpress
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