“Spaccata” gioielleria, Martines e Smecca confessano: Di Noto e Gagliano contro accuse

 
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La "spaccata" venne ripresa dai sistemi di videosorveglianza dell'attività commerciale

Gela. La notte della “spaccata” alla gioielleria “Rachele” di corso Vittorio Emanuele erano entrambi presenti. Carmelo Martines e Michael Smecca hanno ammesso le loro responsabilità, davanti al gip Silvia Passanisi che li ha sentiti in carcere. Secondo i pm della procura e i poliziotti del commissariato, avrebbero agito insieme al ventunenne Angelo Lombardo, che verrà interrogato venerdì. E’ stato fermato in Piemonte ed è difeso dall’avvocato Giovanni Cannizzaro. Il “colpo” ha consentito ai tre di portare via un bottino da 77 mila euro. Martines e Smecca si sono avvalsi della facoltà di non rispondere, ma difesi dall’avvocato Carmelo Tuccio hanno rilasciato dichiarazioni spontanee. Avrebbero spiegato di aver partecipato solo alla “spaccata”. Il trentottenne Giacomo Di Noto (a sua volta difeso dall’avvocato Tuccio), invece, si è difeso escludendo di aver ricettato i gioielli e i monili portati via dall’attività commerciale. Quello che è stato ritrovato dai poliziotti, secondo la versione riferita, sarebbe di sua proprietà: regali ricevuti in occasione di ricorrenze e feste. I tre sono attualmente detenuti a Balate. E’ stato sentito in tribunale il trentenne Dario Gagliano. E’ attualmente ai domiciliari e secondo gli investigatori avrebbe fatto da tramite fra la banda della spaccata e i proprietari della gioielleria, interessati a riottenere quanto gli era stato sottratto. Rappresentato dall’avvocato Flavio Sinatra, avrebbe categoricamente respinto qualsiasi ipotesi di coinvolgimento nella vicenda.

Il procuratore capo Fernando Asaro e il pm Federica Scuderi hanno reso noto che anche uno dei titolari della gioielleria e un familiare sono indagati, ma per favoreggiamento. Avrebbero pagato circa settemila euro per riavere una parte della refurtiva, regalando un orologio del valore di 1.700 euro.

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