Tornano da Milano a Riesi, i panettoni artigianali Boccia conquistano gli Usa

 
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Riesi. Inizia nel 1967 lu zi Santu a creare, nel suo laboratorio, con le sue mani e la sua passione, dolci e pasticcini che hanno addolcito e colorato ogni tavola di Riesi e di tutta la zona limitrofa. Perché mangiare li COSI DUCI di lu zi Santu era quasi un obbligo per chi passava da Riesi o per chi si recava in pellegrinaggio al Santuario della Madonna della Catena. E per tutte le persone che erano costrette a lasciare il paese natio per cercare lavoro e dignità, il ricordo di li cannola cu la ricotta di Boccia era un ricordo che risvegliava emozioni e li riportava con nostalgia al loro paese. Decenni di successi, tanta fatica e passione rimasta immutata, hanno fatto sì che il piccolo laboratorio diventasse uno dei bar-pasticceria più grandi del nisseno. Il tempo, però, così l’uomo è sempre in divenire e le situazioni con il tempo cambiano. Ed ecco che due giovani, fratelli gemelli, nipoti di lu zi Santu iniziano a comprendere che tutto ciò che aveva creato il nonno poteva svanire, poteva sgretolarsi e si stava rischiando che la storia e la dedizione al lavoro del nonno rimanesse solo un dolce e vago ricordo E allora dalla Milano così distante e diversa dalla piccola Riesi e con un vissuto così “lontano e diverso” da farine, zuccheri e odori della terra del nonno Santo, cominciano ad avvicinarsi a quel dolce mondo che il nonno aveva per anni vissuto. Alessandro, laureato in Giurisprudenza inizia a sentire frullare nella sua testa di uomo di legge delle idee e Simone, laureando in Ingegneria, comincia a spulciare tra i quaderni di ricette del nonno e si rende conto che questo aveva una passione per i lievitati: pan di spagna e i rollò al cacao le sue specialità, il panettone genovese una sua chicca e  allora, decidono, forse perché nelle loro vene circola più farina che sangue (anche da parte di mamma le farine erano la quotidianità), di iniziare a mischiare farine ed a fare prove su prove. Così Simone, cercando cavie in famiglia e tra gli amici per i primi assaggi ha cominciato ad impastare, lievitare i primi panettoni. L’odore inebriante cominciava a spandersi nuovamente per le vie di Riesi ed ecco che due giovani, dal profondo nord, fanno rinascere l’arte di lu zi Santu. BOCCIA COSI DUCI, oggi, con i suoi panettoni, rigorosamente artigianali, da subito conquista i palati, avvolge i sensi e da Riesi, dapprima verso le restanti province siciliane e poi verso il nord Italia e in quasi tutta l’Europa abbracciando nazioni come Francia, Germania, Inghilterra, Polonia, Spagna, Norvegia e per finire con l’ultimo successo negli Usa. 

Panettoni non a lunga scadenza perché “creati” senza conservanti e con prodotti quasi tutti del territorio (mandorle riesine, pistacchi riesini e dell’entroterra agrigentino, cioccolato nero di Sicilia, canditi BIO … farine miste e burro francese di alta qualità). Eh si, i risultati sono eccellenti molto apprezzati e allora non potevano essere presentati in modo scontato e senza storia. Le scatole, negli anni, sono state dedicate alle maioliche, alle teste di moro, al paesaggio siciliano ed ai paesini dell’entroterra nisseno.

E, dunque, dovevano pensare a una scatola che sembrasse un teatro, dovevano omaggiare l’Opera dei Pupi, una delle icone più conosciute dell’Isola in tutto la terra, dichiarato dall’UNESCO Patrimonio immateriale dell’Umanità. Dovevano omaggiare il lavoro e la passione del nonno che nella sua vita, racchiusa anche in quel quaderno di ricette, ha lasciato un quotidiano senso di dolcezza a chi si fermava per rendere, forse un po’ più dolce quella vita che a tratti poteva essere amara.

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