A Gela si torna ad ammazzare, la polizia: l’omicidio Martines non va sottovalutato

 
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Gela. Voleva fargliela pagare. Non poteva accettare che qualcuno gli avesse rubato quasi trentamila euro nel  cantiere dell’impresa della moglie. In realtà Francesco Martines, il trentottenne gelese ucciso venerdì mattina in via dell’Acropoli da Angelo Meroni, 46 anni, era il titolare di fatto dell’impresa che sta costruendo loculi al cimitero di contrada Farello.

Meroni, insieme al figlio di 16 anni, ed a Francesco Ferracane, venditore ambulante di 21 anni, sono finiti in carcere con l’accusa di omicidio e occultamento di cadavere, oltre che del tentato omicidio del fratello della vittima, Salvatore Martines, e del cugino Vincenzo Alfieri. Ferracane è stato fermato dai carabinieri a Francofonte, in provincia di Siracusa. Era nell’auto in cui è stato ucciso Martines ma non avrebbe alcuna responsabilità nel delitto.

Tutto nasce da un furto. La ricostruzione effettuata da commissariato di Gela e squadra mobile di Caltanissetta ha permesso di mettere insieme tutti i pezzi dell’omicidio. Giovedì notte il furto nel cantiere. Pannelli, mezzi meccanici, altro materiale. Quando Francesco Martines ne viene a conoscenza chiama Angelo Meroni, 46 anni, intesu “U baggianu”, pluripregiudicato per rapina, furto, detenzione abusiva di armi. Accompagna i figli a scuola e dice alla moglie che deve risolvere la questione. La donna intuisce che il marito è nervoso. Ha quasi un presentimento. Martines si fa accompagnare all’appuntamento al bar Raquette dal fratello Salvatore, 32 anni, e da Vincenzo Alfieri, 36 anni, suo cugino.

La discussione diventa animata. Martines ad un certo punto sale sulla Fiat Punto di Meroni, sedendosi sul sedile posteriore. In auto si continua a litigare. Vista la situazione Alfieri e Martines, salgono a bordo della loro auto e seguono la Punto di colore blu. Meroni racconta alla polizia di aver subito uno schiaffo da Martines. In via Dell’Acropoli la svolta.

La vettura, giunta all’altezza vicino il Tribunale si ferma bruscamente. Alfieri e Martines scendono dalla loro auto e nello stesso frangente vedono Meroni, uscito fuori dalla sua Punto, con in pugno una pistola, esplodere un colpo verso Martines, seduto ancora sul sedile posteriore. I parenti della vittima hanno cercato di avvicinarsi ma Meroni ha sparato a sua volta contro altri colpi di pistola calibro 9. Alfieri è scappato a piedi, mentre il fratello di Martines si è rimesso alla guida dell’auto, fuggendo. Francesco Ferracane ha abbandonato l’auto, mentre Meroni, il figlio e Martines forse già cadavere, sono scappati con la Punto.  

Nel primo pomeriggio una volante della Mobile ha bloccato sulla provinciale 81, tra Gela e Mazzarino, l’auto di Meroni. All’interno della Punto i sedili e la moquette erano totalmente inzuppati di acqua, segno evidente che era stata da poco lavata, nel tentativo di far scomparire le tracce di sangue. C’era anche un foro di entrata, causato da colpo di arma da fuoco. Alle  sette di sera il quadro era completo. In contrada Piana del Signore – Bulala, in un zona di terreno scoscesa rispetto al ciglio della strada, è stato trovato il corpo senza vita di Francesco Martines, con ferite alla testa da colpi di arma da fuoco, forse al collo. 

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