Accordo Eni, “era l’unico possibile”: l’indotto in crisi e i dubbi della politica

 
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Gela. Dopo la firma dell’intesa sul caso Eni, con il sì dei sindacati e delle istituzioni locali,
con in testa la regione siciliana e il comune, quale sarà l’immediato futuro dell’occupazione nella fabbrica di contrada Piana del Signore e, più in generale, nelle altre aziende del gruppo?

Saranno rispettati i livelli occupazionali attuali anche con la raffinazione green oppure si vivacchierà, con tanto di ammortizzatori sociali e leggi speciali soprattutto per l’indotto, in attesa di un nuovo “padre eterno” pronto ad investire magari nelle aree dismesse?
“Al momento – spiega il segretario provinciale della Fiom Cgil Orazio Gauci – siamo in fase di valutazione. Sicuramente, di accordi, anche nel recente passato, ne sono stati firmati diversi. Speriamo che almeno questo venga effettivamente rispettato”.
Era questo l’unico accordo possibile? “Abbiamo cercato per circa tre mesi – ammette il responsabile territoriale della Uiltec Maurizio Castania – di rimettere sul tavolo la raffinazione del greggio. Il piano Eni, però, era già definito e la volontà era di superare la fase del greggio. Cosa avremmo dovuto fare? L’Eni ha ricevuto l’aperto appoggio del governo nazionale. Ora, le responsabilità sono in capo a tutti. Bisogna rispettare l’intesa raggiunta”.
Quale 2015 si prospetta in fabbrica e non solo? “Se tutto procede come indicato nell’accordo – continua Castania – entro trenta mesi si dovrebbero concludere tutti gli iter autorizzativi necessari per le nuove produzioni. In raffineria, gli attuali 960 operatori si ridurranno a 840. 120 confluiranno in Enimed, per un totale di 382 dipendenti in azienda. 262 andranno in trasferta in altri siti upstream. 180, invece, sono destinati al settore della formazione. 110 rimarranno in trasferta, in Italia e nel mondo. Puntiamo, comunque, anche sull’inserimento della produzione di gas naturale liquefatto e ci è stato comunicato l’interesse di un’importante multinazionale per la produzione in città di etanolo”.
La firma sull’intesa è ancora fresca ma già ci sono i primi dubbi che arrivano direttamente dai banchi del consiglio comunale. “Perchè nel verbale definitivo – si chiedono Guido Siragusa, Giuseppe Morselli, Santo Giocolano, Salvatore Mendola e Salvatore Cauchi – non si fa riferimento alla realizzazione in città delle strutture necessarie alla nuova piattaforma Prezioso k né agli interventi sulla diga foranea o all’utilizzo del relativo pontile d’attracco da parte delle aziende locali?”.
Stando ai cinque consiglieri, in questo modo verrebbe violato il documento prodotto dal civico consesso due giorni prima della partenza del sindaco Angelo Fasulo per il confronto romano al ministero dello sviluppo economico. “Siamo certi – scrivono – che il sindaco voglia fare immediata chiarezza sull’argomento. Non vogliamo innescare polemiche populistiche e senza logica. Siamo conviti che  la gestione di un accordo così importante per il futuro dell’economia gelese debba essere, per sua natura, dinamica e quindi suscettibile di eventuali cambiamenti o aggiustamenti”. Il nuovo anno, intanto, sta per arrivare.

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