Indagine sull’Rsa Caposoprano, luci sui posti di lavoro: era una compravendita?

 
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L'indagine è stata condotta da polizia e guardia di finanza


Gela. Due società finite nel mirino degli investigatori che si stanno occupando
dell’inchiesta ruotante intorno alla residenza sanitaria assistita di Caposoprano e il sospetto che i posti di lavoro all’interno della struttura venissero venduti per il tramite di fittizi passaggi di quote societarie.

Così, l’indagine non sembra aver trascurato l’acquisto del cinquanta percento del capitale sociale della SST srl, originaria titolare dell’ex albergo Caposoprano trasformato in residenza sanitaria assistita, da parte di una società finanziaria controllata, tra gli altri, dall’attuale dirigente generale di Palazzo di Città Renato Mauro, finito nell’elenco degli indagati dai magistrati della procura.

Operazione che sarebbe stata completata nel gennaio di un anno fa subito dopo l’accreditamento regionale in favore della stessa SST di circa quaranta posti letto.
Con l’intervento della società finanziaria, controllata anche dall’alto funzionario di Palazzo di Città, sarebbe partita una seconda fase. Ovvero, la costante cessione di quote a singole persone: per ammontari in denaro che, caso per caso, avrebbero raggiunto anche i 50 mila euro. Secondo gli inquirenti, però, l’acquisto delle quote sarebbe servito non ad ottenere diritti societari ma piuttosto a garantirsi un posto di lavoro all’interno della struttura sanitaria. Da queste cessioni sospette di quote sarebbero derivati introiti per almeno un milione di euro.
A gestire tutte le procedure, in base all’indagine ancora in corso, sarebbe stata una seconda società, appositamente costituita, e finita comunque al centro dell’attività svolta dai magistrati della procura, dai militari della guardia di finanza e dagli agenti di polizia del commissariato.  

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