Blitz antimafia “Redivivi”, il bracciante romeno arrestato lascia il carcere: va ai domiciliari

 
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Gela. Cade l’accusa di associazione mafiosa ma rimane in piedi solo quella relativa al presunto possesso di una pistola calibro 7,65.

Niente associazione mafiosa. Così, a lasciare il carcere è Petrut Ursica. Il giovane romeno, nelle scorse settimane, è stato coinvolto nel blitz antimafia “Redivivi”. I giudici gli hanno concesso gli arresti domiciliari. Secondo i magistrati della Direzione distrettuale antimafia di Caltanissetta, avrebbe fatto parte del gruppo capeggiato dalla famiglia Trubia. Davanti ai giudici del tribunale della libertà nisseno, il suo legale di fiducia, l’avvocato Salvo Macrì, ha contestato l’intero apparato accusatorio mosso dagli investigatori. Ursica, infatti, avrebbe avuto rapporti con alcuni degli altri indagati solo per ragioni lavorative. Il giovane è un bracciante agricolo che avrebbe lavorato, per alcuni mesi, per conto di una delle aziende di raccolta della plastica finite al centro dell’inchiesta. Una linea, quella descritta dalla difesa, che ha convinto i magistrati del riesame.

La pistola. Le accuse, però, sono rimaste in piedi rispetto alla presunta disponibilità di una pistola calibro 7,65. In un’intercettazione finita agli atti d’indagine si farebbe proprio riferimento all’arma e allo stesso Ursica. Per questa ragione, lascia il carcere ma rimane ai domiciliari. 

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