Cagnolina torturata con un collare elettrico, salvata dai volontari di ‘’Vita Randagia’’

 
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Gela. Ancora una cagnolina maltrattata salvata dai volontari di Vita Randagia. È accaduto qualche giorno fa nelle campagne al confine tra Contrada Desusino e Marina di Butera.La piccola cagnolina da caccia, che i volontari hanno ribattezzato Mirtilla, aveva addosso un collare elettrico che con molta probabilità il proprietario le aveva fa per addestrarla.Quando, dopo giorni di appostamento di tentativi di avvicinamento Miriam, una delle volontarie dell’associazione, è riuscita a recuperarla e a rimuovere il collare, sul collo della cagnolina erano purtroppo evidenti le cicatrici lasciate dalle scosse.

Il collare elettrico è un accessorio utilizzato per addestrare i cani attraverso stimoli dolorosi, che causano sofferenze nell’animale e che provocano danni permanenti a livello fisico e psichico. Ogni volta che il cane fa qualcosa che non dovrebbe, il proprietario lo punisce con una scossa dolorosa, in modo che l’animale associ l’azione sbagliata al dolore e non la ripeta più. Tuttavia, malgrado sia da considerarsi al pari di uno strumento di tortura, il collare elettrico non è ancora vietato nel nostro Paese.

Possedere un collare elettrico dunque non è illegale, ma infliggere sofferenza agli animali sì. Secondo una sentenza della Cassazione, infatti, l’utilizzo del collare elettrico è collegabile al reato di abbandono di animali. Questo perché le scosse date dal collare costringono il cane a trovarsi in una condizione incompatibile con la sua natura e a subire gravi sofferenze. In questo caso, la pena può arrivare ad un anno di reclusione e la multa va dai 1000 ai 10.000 euro. La piccola Mirtilla è regolarmente microchippata e oggi i volontari sporgeranno denuncia ai Carabinieri per rintracciare il proprietario e metterlo davanti alle proprie responsabilità.

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