Confessione choc di un sedicenne: “Sono stato io ad uccidere Martines, non Meroni”

 
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Gela. Clamorosa svolta nell’indagine sull’omicidio di Francesco Martines, ucciso il 7 dicembre in via dell’Acropoli. Angelo Meroni si era auto accusato del delitto davanti al Gip del tribunale di Gela appena quattro giorni fa. Ma ieri mattina il figliastro di sedici anni ha confessato.

“Sono stato io ad uccidere Martines. Mio padre non c’entra nulla. Voleva solo coprirmi”. Frasi dette davanti al sostituto procuratore dei minori, Simona Filoni, che aveva sollecitato l’interrogatorio. Una confessione che riapre l’inchiesta, che va adesso guardata sotto una luce diversa. Stride con quanto dichiarato da Angelo Meroni, ma anche sulla versione fornita da Francesco Ferracane, che erano in auto insieme alla vittima quella mattina. Ma il giovane è convinto di poter dimostrare tutto e fornire agli inquirenti ogni prova. “Non dormo da una settimana – ha detto alla presenza del suo legale, avvocato Davide Limoncello – non potevo sopportare questo peso. Mio padre voleva solo proteggermi, ma sono stato io a sparare”.

Il sedicenne ha confermato la prima fase della ricostruzione di quella mattina. Ha aggiunto un particolare. Prima di andare all’appuntamento al bar Raquette, Meroni è sceso da casa ed ha preso da un  motorino la pistola calibro 9 consegnandola al figlio. “Custodiscila tu, se le cose vanno male dammela”.

 Dopo l’appuntamento Francesco Martines, Angelo Meroni, Francesco Ferracane ed il sedicenne salirono sulla Punto Blu. Dentro l’auto Martines continua a schiaffeggiare Meroni. A quel punto il ragazzo seduto dietro insieme a Martines e nascondeva la pistola sotto il giubbotto, l’ha estratta ed ha esploso un colpo di pistola alla nuca. Martines è morto sul colpo, Ferracane è scappato dall’auto mentre padre e figlio hanno abbandonato il corpo sul ciglio di una strada in contrada Mignechi. Poi sono andati a Niscemi, altro particolare inedito, in un negozio di cinesi.

Hanno comprato indumenti nuovi e in un sacco della spazzatura hanno messo quelli sporchi di sangue. Hanno lavato l’interno della macchina in un abbeveratoio. Poi sono stati arrestati dalla polizia. Il ragazzo ha detto che Meroni voleva assumersi la responsabilità. Dopo il delitto si è fatto consegnare la pistola dal sedicenne. “Cosa hai fatto? Ti consumasti tutta a vita!”, avrebbe detto Meroni al figliastro. Per provare che la sua confessione è reale il ragazzo ha fatto vedere al pm la mano destra, dove sono evidenti i segni di abrasione, quasi di reazione allergica alla polvere da sparo. Il tampon kit e le successive perizie balistiche stabiliranno la reale costruzione dei fatti. 

 

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