Da vittime a imputati, due imprenditori accusati di concorso esterno mafioso

 
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Gela. Arresti domiciliari per Francò Muncivì, 62 anni, imprenditore con un passato in politica. Il Gip del tribunale, Lirio Conti, gli ha concesso la detenzione domiciliare con il parere favorevole del sostituto procuratore della Dda, Onelio Dodero.

Muncivì, assistito dai legali Flavio Sinatra e Tonino Gagliano, era stato arrestato lo scorso 20 aprile nell’ambito di una operazione antiracket condotta dalla squadra mobile di Caltanissetta e dal commissariato di polizia.

Muncivì era considerato la “longa manus” della famiglia gelese degli Emmanuello. Per la Dda nissena progettava villette residenziali, ma poi imponeva le forniture di calcestruzzo e sabbia di ditte vicino a Cosa nostra e soprattutto il 2 per cento sui lavori. Muncivì, 62 anni, ex consigliere comunale di Forza Italia fino al 2007, era stato ammanettato per associazione mafiosa ed estorsione aggravata, nell’ambito di un’operazione denominata “Casa Nostra”. I due legali difensori hanno ricostruito la storia patrimoniale dell’imprenditore, presentando una copiosa documentazione ai magistrati. Sembra anche che la recente collaborazione di alcuni pentiti abbia contribuito a ridisegnare l’inchiesta.

Intanto però Silvio e Giuseppe Giorranello, imprenditori, inizialmente tra le presunte vittime, dovranno comparire venerdì prossimo a Caltanissetta in veste di imputati. L’accusa nei loro confronti è di concorso esterno in associazione mafiosa. Gli imprenditori, interrogati nel 2009 dalla polizia, dichiararono di essere sull’orlo del fallimento perché Muncivì non avrebbe pagato i lavori. Dall’inchiesta era emerso che dopo aver affidato alla ditta di Silvio Giorrannello lavori per la costruzione del “collettore fognario est” di Gela inerente la costruzione di 21 villette a schiera da parte della società cooperativa “Città Futura”, Muncivì avrebbe proposto di appoggiarlo nel corso della campagna per le elezioni comunali nel 2003, prospettando, in cambio, la possibilità di ottenere ulteriori commesse. Una volta eletto però gli sarebbe stato imposto di versare l’ammontare del 2% dell’importo a base d’asta dei lavori che stava eseguendo per la società cooperativa “Città Futura”, sostenendo che tale versamento sarebbe servito a garantire la sicurezza del cantiere e che qualcuno l’avrebbe assicurata e “tagliato la testa” a chiunque si fosse avvicinato con cattive intenzioni.

Muncivì ideò e gestì una cittadella residenziale composta da 170 alloggi, per conto di quattro cooperative edilizie. Il complesso abitativo è stato realizzato sui suoi terreni, in contrada “Catania-Casciana”, trasformati tra il 1999 e il 2000 da agricoli in edificabili, come zona Peep.

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