Dighe, Musumeci annuncia l’avvio dello sfangamento ma non basta

 
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Gela. Le proteste vibranti e decise degli agricoltori che da mesi ormai alzano la voce contro l’immobilismo della Regione sul fronte delle dighe iniziano a sortire qualche effetto. La notizia è arrivata in settimana, la Regione è pronta ad attuare un Piano per liberare gli invasi di propria competenza dai sedimenti che in oltre mezzo secolo si sono depositati al loro interno, provocando una sempre più accentuata diminuzione della capacità di accumulo.
L’input è arrivato dal governatore Nello Musumeci e subito dopo il segretario generale dell’Autorità di bacino della Sicilia, Leonardo Santoro, ha tenuto una riunione con gli enti gestori delle dighe “Piano del Leone”, che si trova nell’Agrigentino, e “Cimia” e “Comunelli”, che ricadono nel territorio nisseno, per approvare i progetti che prevedono le operazioni di sfangamento. Sul materiale prelevato saranno effettuate analisi di caratterizzazione: in caso di esito positivo, potrebbe essere destinato agli agricoltori e utilizzato come fertilizzante naturale.
“Cominciamo da qui – ha spiegato Musumeci – per poi coinvolgere tutte le altre ventuno dighe dell’Isola sulle quali abbiamo un controllo diretto. In alcuni casi la massa di detriti, che mai nessuno ha provveduto a rimuovere per decenni, le ha quasi totalmente interrite facendo perdere fino all’80 per cento delle risorse. Quantità d’acqua preziose che, di conseguenza, sono state negate a città e campagne. L’obiettivo – ha concluso il Governatore – è quello di rendere tutti gli invasi efficienti al massimo delle loro potenzialità, in modo da coprire stabilmente l’intero fabbisogno potabile e irriguo”.
Un primo punto di partenza di cui si era discusso appena 24 ore prima anche al Tavolo tecnico convocato dalla Prefettura e che ha visto coinvolte tutte le strutture regionali competenti, ma anche alcuni esperti che si occupano del Pnrr, al quale si potrà attingere per finanziare gli interventi su alcune delle dighe.

Gli interventi di sfangamento naturalmente non bastano per mettere fine all’emergenza che da anni gli agricoltori vivono sul territorio. Necessitano interventi immediati sulle condutture, molte delle quali fatiscenti, ecco perché tra le richieste c’è anche quella di destinare parte dei fondi del Pnrr alla manutenzione ordinaria e straordinaria degli invasi.

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