Don Tandurella rimane ai domiciliari, revoca misura a Mauro: no ad aggravamento

 
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Don Giovanni Tandurella

Gela. Rimane agli arresti domiciliari don Giovanni Tandurella, il sacerdote che guidò l’Ipab “Aldisio”. È una delle figure chiave dell’inchiesta condotta dai pm della procura e dai carabinieri. I giudici del tribunale del riesame hanno accolto le richieste difensive, con l’annullamento, solo per due capi di accusa, che riguardano episodi di presunta circonvenzione. Secondo gli inquirenti, avrebbe approfittato del suo ruolo e della fiducia concessagli da anziani ospiti e dai loro familiari, anche per avere lasciti e donazioni, per gli inquirenti usati però non per rilanciare la struttura ma a fini personali. Avrebbe inoltre favorito l’intervento della società privata “La Fenice”, che gesti’ strutture e servizi, secondo le contestazioni violando del tutto le norme che regolano gli enti pubblici. Non si escludono pesanti ipotesi di corruzione. La difesa, sostenuta dall’avvocato Giovanna Zappulla, con il ricorso al riesame ha chiesto di rivedere la posizione del sacerdote, anzitutto revocando i domiciliari. Per il legale, mancherebbero gli estremi per giustificare una misura restrittiva come quella imposta all’indagato, che davanti al gip ha cercato di chiarire, difendendosi. Rimane però ai domiciliari, mentre l’indagine prosegue. È stato revocato, invece, l’obbligo di firma che era stato disposto per l’ingegnere Renato Mauro (difeso dall’avvocato Giacomo Ventura). Rimane confermata l’interdizione a ricoprire cariche societarie e direttive. Mauro è amministratore della società “La Fenice”. Per gli inquirenti, un “pactum sceleris” consentì alla società di ottenere l’affidamento di strutture e servizi, senza un bando pubblico o una gara trasparente. Anche Mauro, davanti al gip, si era difeso, escludendo illeciti. L’obbligo di presentazione era già stato revocato all’ex consigliere comunale Sandra Bennici (difesa dall’avvocato Flavio Sinatra). In questo caso, la richiesta è stata accolta direttamente dal gip del tribunale. In settimana, sempre al riesame, si discuterà della misura imposta all’attuale consigliere Salvatore Scerra (difeso dal legale Valentina Lo Porto), a sua volta destinatario dell’obbligo di presentazione, che per gli inquirenti avrebbe fatto da tramite per l’ingresso della “Fenice”. Tutti gli atti furono dichiarati nulli dal commissario Giuseppe Lucisano, nominato dalla Regione, che avviò un ritorno alla gestione pubblica della casa di ospitalità di Caposoprano.

Per Tandurella, Mauro, Bennici e Scerra, invece, al momento non ci sarà un aggravamento delle misure. Non è stato accolto l’appello proposto dalla procura e discusso la scorsa settimana. Secondo i pm, le misure ai quattro principali indagati andavano aggravate, per evitare il rischio, considerato concreto, di reiterazione delle condotte e di inquinamento delle prove. Le difese si sono opposte al contenuto di quanto sostenuto dai magistrati, che stanno coordinando tutta l’attività investigativa,  molto complessa. Con l’appello, ai giudici è stato indicato di disporre misure più rigide, fino alla detenzione in carcere, e di ritenere sussistenti le accuse di estorsione e maltrattamenti. Non ci sarà l’inasprimento. L’inchiesta prosegue.

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