I lavoratori, in anonimato, bocciano Eni: “Clima in fabbrica insopportabile”

 
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Gela. Hanno risposto in forma anonima e, dall’esito dell’indagine avviata dai responsabili locali della segreteria sindacale dei chimici della Filctem Cgil, sono emersi risultati tutt’altro che favorevoli ai vertici della raffineria Eni.

In sostanza, i lavoratori del diretto della multinazionale intervistati hanno chiaramente ribadito, con una vetta del novanta percento, che il clima in fabbrica è decisamente peggiorato negli ultimi anni.
“Inutile nasconderlo – spiega il segretario Alessandro Piva – il problema riguarda la forte centralizzazione del controllo esercitato dai dirigenti della fabbrica. Molti lavoratori, con difficoltà, resistono alla pressione esercitata su di loro”.
Ammissioni che giungono all’indomani di una serie d’assemblee interne dalle quali è emersa proprio questa denuncia. L’indagine statistica realizzata dai responsabili della Filctem ha riguardato non solo gli iscritti al sindacato ma, più in generale, qualsiasi operatore intendesse sottoporsi al questionario. I numeri, del resto, parlano chiaro.
La delusione dei lavoratori Eni non risparmia neanche la politica locale e, più in generale, coloro che rappresentano le istituzioni.
Il sessantasei percento degli intervistati ritiene del tutto insufficiente la condotta degli enti locali, e non solo, davanti alla crisi generale e, più nel particolare, a quella che ha colpito la fabbrica ed il tessuto sociale della città.
“Abbiamo notato – ammette il rappresentante sindacale dei quadri di raffineria Sebastiano Abbenante – che tra i lavoratori si fa sempre più forte la tendenza all’antagonismo. Se la prendono, indifferentemente, con i dirigenti della fabbrica e i sindacalisti”.
Un quadro ancor più preoccupante, quando si preme il tasto dell’assenteismo in fabbrica. Il quarantanove percento degli intervistati lo ritiene una piaga per l’intero assetto del lavoro in contrada Piana del Signore.
Senza dimenticare l’eccessivo, secondo il settantasei percento dei lavoratori, ricorso agli straordinari. Gli operatori del diretto Eni non sentono più alcun tipo di contatto con il board dirigenziale: lo ritengono del tutto lontano da ciò che si verifica tra gli impianti che, per il quarantacinque percento di loro, necessitano ancora di ulteriori manutenzioni.

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