I sindacati e Confindustria hanno l’accordo sulle aree di crisi, adesso tocca al governo: in città tutto tace

 
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Gela. L’intesa tra sindacati nazionali e vertici di Confindustria è stata raggiunta nelle scorse ore, adesso però, deve essere il governo a dare il via libera al pacchetto di riforma degli ammortizzatori sociali e delle aree di crisi, compresa quella locale. La proposta di riforma. Per questa ragione, i confederali di Cgil, Cisl e Uil chiedono che il governo si attivi al più presto. “Questo accordo – spiegano Ignazio Giudice, Emanuele Gallo e Maurizio Castania – è stato  concepito al fine di affrontare al meglio la difficile situazione congiunturale  e di riconversione della raffineria di Gela e di tutte quelle aree di crisi che sono state definite in Italia, per governare con più efficacia i processi di transizione industriale. I recenti interventi legislativi di riforma degli ammortizzatori sociali, hanno sensibilmente ridotto lo spazio di azione degli ammortizzatori sociali , lasciando senza nessun reddito i lavorato dell’indotto di Gela.Il documento propone un modello innovativo di gestione delle crisi e delle ristrutturazioni aziendali che mette al centro la ricollocazione dei lavoratori, assegnando alle parti sociali, attraverso la contrattazione, un ruolo attivo e di grande responsabilità. In particolare, sono state individuate specifiche soluzioni da adottare in due differenti contesti. Nelle imprese interessate dalla cassa integrazione, laddove siano previsti esuberi, si propone, attraverso un accordo sindacale, la condivisione di un “piano operativo di ricollocazione” finalizzato a favorire la formazione e la ricollocazione dei lavoratori, già durante il periodo di cassa integrazione. Per le attività di formazione ,le parti hanno previsto la possibilità di operare attraverso i fondi interprofessionali nelle imprese che operano in aree di crisi industriale complessa e non complessa, laddove vi siano concrete possibilità di rilancio delle attività produttive, si propongono, oltre alle misure sopra descritte, anche alcuni correttivi alla disciplina degli ammortizzatori sociali”. A due anni di distanza dalla firma del protocollo di intesa sugli investimenti Eni e dopo il riconoscimento dell’area di crisi complessa, decine di operai dell’indotto, rimasti senza coperture previdenziali, non riescono più a trovare collocazione. Molti hanno scelto di lasciare la città, per cercare “fortuna” in altre regioni o, addirittura, all’estero.

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