Il “blocca trivelle” del governo, Cisl contro la decisione: “Da Ravenna a Gela 18 mila lavoratori a rischio”

 
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Gela. L’allarme, questa volta, lo lancia la Cisl nazionale. Il “blocca trivelle” del governo, finito nel decreto legge “semplificazioni”, metterà a rischio centinaia di posti di lavoro e potrebbe spingere le aziende del settore ad investire altrove. Lo stop ai permessi esplorativi non intaccherà comunque gli investimenti che Eni ha già avviato nell’area locale, soprattutto con la base a terra per il gas. In ogni caso, c’è forte preoccupazione per tutti i siti di Enimed sull’isola. “Con il voto di fiducia alla Camera sul decreto semplificazioni – dice Angelo Colombini che fa parte della segreteria nazionale Cisl – il governo, con l’emendamento sulle trivelle, sceglie l’aumento delle importazioni, della bolletta energetica e la de-industrializzazione del paese”. Per il sindacato le ripercussioni non risparmieranno neanche il territorio. “La prima cosa da chiarire – spiega ancora – è che stiamo parlando di gas e non di petrolio, come talvolta si sente dire. La seconda è che, da Ravenna a Gela, un blocco mette a serissimo rischio il lavoro di diciottomila persone, e senza contare l’indotto. Chi è dipendente di una società finirà in cassa integrazione. Le aziende italiane e straniere che operano nell’Adriatico smetteranno di farlo in Italia e si trasferiranno a pochi chilometri da qui, in Croazia. Sarà una grave perdita di professionalità e di posti lavoro”.

Lo stop viene visto come una soluzione non praticabile, almeno nell’immediato. “Siamo tutti a favore della de-carbonizzazione del paese – continua – ma occorre essere realisti. Questa potrà avvenire solo in un lasso di tempo più lungo. Bloccare tutto dalla sera alla mattina reca solo danni. Questa non è una de-carbonizzazione ma è una de-industrializzazione del nostro sistema energetico”. Nel provvedimento governativo si prevede anche un aumento di almeno venticinque volte dei canoni annuali di coltivazione ed esplorazione che vengono versati dalle compagnie. Tutte le rsu di Enimed in Sicilia, nelle scorse settimane, hanno chiesto di tutelare l’occupazione e di ripensare una scelta che inciderebbe negativamente sull’intero comparto energetico.

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