Il caso Eni, in raffineria partono i primi lavori ma la crisi del’indotto non ha tregua

 
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Immagini di repertorio

Gela. A passi piuttosto lenti e con un numero di lavoratori certamente ridotto rispetto al passato, tra gli impianti della raffineria Eni di contrada Piana del Signore comunque non tutto è fermo.


Le prime commesse. I lavori, finalizzati all’avvio del progetto green refinery, sono in parte iniziati. Segnali in questo senso, arrivano per il sistema di interconnecting ma anche per le prime opere civili nei cantieri dell’impianto steam reforming, che dovrebbe essere il cuore vero e proprio della raffineria green, e in quelli per la base a terra, che ha preso il posto della piattaforma Prezioso K. Lavori, inoltre, sarebbero stati assegnati nell’area dei serbatoi della fabbrica di contrada Piana del Signore. Ovviamente, si tratta solo di primi interventi, preliminari all’avvio a pieno regime delle attività, più volte indicate dai manager del cane a sei zampe.

L’indotto che non ingrana. Allo stesso tempo, a non dar tregua è la questione dei lavoratori dell’indotto. I numeri sono inevitabilmente ridotti e neanche i sindacati sembrano poter trovare il bandolo della matassa, nonostate sia stato chiesto a più riprese il rispetto della lista di disponibilità. Diversi lavoratori rimasti fuori dal ciclo produttivo non nascondono il loro malcontento verso soprattutto l’amministrazione comunale che non avrebbe rispettato i patti. “Saremo noi a dare la sfiducia a questa giunta”, hanno detto alcuni di loro negli scorsi giorni, probabilmente in attesa di organizzare forme di protesta plateali. Tante aziende, inoltre, non riescono a sostenere il peso di un personale oramai sovrabbondante rispetto all’attuale carico di commesse. Così, si spiega la crisi di importanti gruppi come Eurotec e Sudelettra, tanto da far scattare le prime avvisaglie di protesta da parte dei dipendenti.

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