“Il finale della sindacatura Marino è una tragicommedia”, opposizione: “Tutto peserà sui cittadini”

 
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Mazzarino. L’ultimo scorcio della sindacatura Marino è toccato da una serie di tappe amministrative che per l’opposizione assomigliano più ad una decadente pièce teatrale. “In questo deprimente epilogo amministrativo, osserviamo una coreografia stradale dissestata accompagnata dal caos finanziario. Il personale dipendente, orfano di guida, e come una compagnia teatrale senza regista, mentre la polizia municipale si riduce a un duetto con vecchie divise sgualcite. Non sono riusciti a trovare i fondi per rinnovarle. La relazione semestrale è un enigma, un rompicapo, un miraggio. Il susseguirsi di assessori e i cambi di casacca sono un dramma shakespeariano, con il sindaco nel ruolo principale, ma l’assenza di ritualità istituzionale è una commedia surreale, forse persino al di là delle immaginazioni dei Monty Python. La presenza sfarzosa in manifestazioni e cene di gala – dicono i consiglieri Livio D’Aleo, Franco Lo Forte e Santo Vicari – è un’opera d’arte, un quadro surreale in cui la città è una tavolozza colorata, ma i servizi e le risposte sono dipinti mai completati. I cittadini, in attesa della pulizia delle periferie, assistono nel centro storico ad un tappeto rosso steso al passaggio delle autorità, un atto finale in questa pièce cittadina”.

Gli scenari, secondo i tre consiglieri, non sono per nulla confortanti. “La scarsa preparazione dei fidi assessori nelle sedute del consiglio è uno spettacolo indecoroso. Chiedono lumi ai capisettore, perché incapaci di relazionarsi ma determinati ad essere gli attori principali. Una performance senza copione che lascerà il pubblico confuso. L’anno vecchio è un poema pittoresco ormai concluso, ma i problemi persistono come un enigma senza soluzione, una sinfonia incompresa. Per il sindaco e per i suoi fidi assessori, l’albero di Natale inaugurato il 25 novembre, giornata mondiale contro la violenza sulle donne, è il sipario che si chiude su questa tragicommedia, un gesto simbolico che lascia il pubblico, in questo caso i cittadini, a chiedersi: è questa la fine o l’inizio di un nuovo dissesto? Chi paga le divise? Chi paga le cene di gala? Pagano i cittadini, con l’aumento”, concludono.

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